Senato, resta l’immunità. Lettera di Renzi ai Cinque Stelle

Pubblicato il 1 Luglio 2014 alle 17:28 Autore: Alessandro Genovesi
senato non elettivo piu vicino

Per ora i fatti dimostrano che un accordo ampio tiene. Siamo sempre prudenti ma ci sono le premesse per un lavoro sereno anche oggi”. Così il ministro Maria Elena Boschi, prima dell’inizio della Commissione affari costituzionali del Senato, ha commentato il voto di Fi e Lega con la maggioranza. Prima dell’inizio dei lavori della Commissione il ministro ha incontrato i due relatori, Anna Finocchiaro e Roberto Calderoli, che concordare i pareri sugli emendamenti che verranno esaminati oggi dalla Commissione che ha in programma due sedute, la mattina e il pomeriggio.

“Se il lavoro in commissione prosegue così spedito, possiamo immaginare di andare con il testo in aula la prossima settimana” ha aggiunto la Boschi, al termine della seduta della commissione Affari Costituzionali al Senato, che si è aggiornata al pomeriggio per la concomitante convocazione della Giunta per le Immunità, di cui fanno parte diversi senatori della prima commissione. “Andiamo avanti con un buon ritmo e in un clima buono -ha continuato il ministro – senza sacrificare il dibattito e il confronto con le opposizioni”.

Intanto sale a 20 il numero dei senatori della maggioranza che voteranno in Aula per gli emendamenti alle riforme che ripristinano il Senato elettivo. È Antonio Azzolini, di Ncd, presidente della Commissione Bilancio di Palazzo Madama, che ha annunciato di votare per l’elettività del Senato. In relazione all’immunità, è stata approvata dalla commissione Affari costituzionali del Senato un emendamento dei relatori, Anna Finocchiaro e Roberto Calderoli, al disegno di legge sulle riforme che la ripristina sia per i deputati sia per i senatori. A favore hanno votato, oltre ai partiti della maggioranza, Forza Italia e Lega Nord. Contrari invece il Movimento 5 Stelle, gli ex grillini e Sel.

berlusconi

Sulla riforma del Senato, si pronuncia anche il capogruppo di Forza Italia a Palazzo Madama, Paolo Romani: “Il Senato come organo di garanzia, deve necessariamente, avere un criterio di nomina proporzionale rispetto alla popolazione e il nostro tentativo è mirato a contraddire il principio stravagante di nomine di sindaci e consigli regionali”.

Chi invece boccia su tutta la linea il Patto del Nazareno è Paolo Becchi, che sul blog di Grillo attacca: “Può un Parlamento eletto con una legge incostituzionale (il Porcellum) vantare una legittimità tale da consentirgli non solo di modificare singole disposizioni della Costituzione, ma addirittura la struttura bicamerale del Parlamento e, con essa, inevitabilmente, la forma di governo? Quel Parlamento che avrebbe dovuto essere sciolto immediatamente dopo la pronuncia della Corte?”.

Per Becchi “è evidente che soltanto un altro Parlamento, se non un’assemblea costituente, potrebbe avere l’autorevolezza e la legittimazione politica per decidere sul superamento del bicameralismo perfetto e sulla rideterminazione dei rapporti Parlamento-governo e Stato-Regioni. Magari nel senso di una riforma in senso autenticamente federale del Stato. Ma tutto ciò può riguardare solo il futuro. Nel presente sarebbe opportuno invece soffermarsi sulla legge elettorale. Ed è quello che sta facendo il M5S”. “La mossa di aprire un confronto con il Pd – secondo Becchi – ha spiazzato tutti i giornalai in adorazione del patto tra Pd-Forza Italia, riaprendo una partita che pareva destinata a chiudersi con un Italicum a rischio di incostituzionalità tanto quanto il Porcellum. Renzi, del resto, non può farsi eternamente forte del plebiscito delle Europee, tanto più che, nonostante i giornali italiani abbiano tentato di rovesciare la notizia, proprio in Europa ha subito il suo primo vero scacco, con la scelta imposta di Jean-Claude Juncker alla Commissione”.

“Una cosa deve essere chiara: a parte re Giorgio, la riforma del Senato – scrive Becchi – non ce la chiede proprio nessuno, non ce la chiede l’Europa e neppure gli italiani. L’unica riforma che sarebbe utile fare è quella della legge elettorale e fa parte della dialettica parlamentare che maggioranza e opposizione si confrontino. La partita tra il Pd e il M5S è appena cominciata”. Dunque, secondo l’ideologo del M5S, “non ci resta che aspettare le prossime mosse. Non ci deve essere necessariamente un vincitore e un perdente, anche nel gioco degli scacchi – osserva – è previsto lo stallo”.

Testo integrale della lettera del Pd ai 5 Stelle firmata da Renzi

“Gentili onorevoli Di Maio, Toninelli, Brescia e Buccarella, vi ringraziamo innanzitutto per la disponibilità al confronto sulla legge elettorale e sulle riforme. E anche per la civiltà del confronto dello scorso 26 giugno. Si possono avere idee diverse ma riuscire a parlarsi ed ascoltarsi serve. Serve sempre”.

“Come forse ricorderete – prosegue – la nuova segreteria del Pd, eletta da un processo democratico che ha coinvolto circa tre milioni di persone, ha immediatamente tentato di aprire un canale di collegamento con voi. L’esito non è stato fortunatissimo, all’inizio. Ma non abbiamo mollato come potete vedere (intervista al “Fatto”, lettera ai partiti). Le vostre posizioni sulla legge elettorale sono state nei mesi molto diverse. Dalla mozione Giachetti in cui avete votato a favore del Mattarellum, al post di Beppe Grillo che si schierava per il voto con il Porcellum, all’altro post in cui il vostro fondatore proponeva di votare con il Consultellum. Il tutto intervallato da due progetti di legge con primo firmatario l’onorevole Toninelli. Ci pare di aver capito che fa fede l’ultimo Toninelli e che siate disponibili a riflettere insieme anche sulle riforme costituzionali e istituzionali. Proviamo a entrare nel merito.

Se siamo d’accordo, vediamo quattro limiti invalicabili al Toninelli-Bis:

1) Non c’è la certezza di avere un vincitore. Con il vostro sistema non c’è governabilità.

2) Le alleanze si fanno dopo le elezioni, non prima. Con il vostro sistema si istituzionalizza l’inciucio ex post.

3) Il sistema della preferenza negativa attraverso l’eliminazione di un nome è molto complicato. Con il vostro sistema si rende più difficile il voto.

4) Ci sono collegi in cui sulla scheda i nomi scritti sarebbero oltre 40. Con il vostro sistema in alcuni collegi la scheda elettorale diventa un lenzuolo Avete correttivi per questi quattro punti? Ritenete sbagliate le nostre osservazioni? Diteci con franchezza le vostre. Siamo pronti a confrontarci insieme. Per questo vi poniamo dieci ulteriori elementi di riflessione.

1. Per noi un vincitore ci vuole sempre. L’unico modello che assicura questo oggi in Italia è la legge elettorale che assegna un premio di maggioranza al primo turno o al secondo turno. Il Movimento 5 Stelle, per esempio, ha vinto a Parma, Livorno e Civitavecchia nonostante che al primo turno abbia preso meno del 20% dei voti. Però poi al ballottaggio ha ottenuto la metà più uno dei votanti. Vi chiediamo: siete disponibili a prevedere un ballottaggio, così da avere sempre la certezza di un vincitore? Noi sì.

2. Siete disponibili a assicurare un premio di maggioranza per chi vince, al primo o al secondo turno, non superiore al 15%, per assicurare a chi ha vinto di avere un minimo margine di governabilità? Noi sì.

3. Siete disponibili a ridurre l’estensione dei collegi? Noi sì.

4. Siete disponibile a far verificare preventivamente la legge elettorale alla Corte Costituzionale, così da evitare lo stucchevole dibattito “è incostituzionale, è costituzionale”? Noi sì.

5. Siete disponibili a ridurre il potere delle Regioni modificando il titolo V e riportando in capo allo Stato funzioni come le grandi infrastrutture, l’energia, la promozione turistica? Noi sì.

6. Siete disponibili ad abbassare l’indennità del consigliere regionale a quella del sindaco del comune capoluogo ed eliminare ogni forma di rimborso ai gruppi consiliari delle Regioni? Noi sì.

7. Siete disponibili ad abolire il CNEL? Noi sì.

8. Siete disponibili a superare il bicameralismo perfetto impostando il Senato come assemblea che non si esprime sulla fiducia e non vota il bilancio? Noi sì.

9. Siete disponibili a che il ruolo del Senatore non sia più un incarico a tempo pieno e retribuito ma il Senato sia semplicemente espressione delle autonomie territoriali? Noi sì.

10. Siete disponibili a trovare insieme una soluzione sul punto delle guarentigie costituzionali per i membri di Camera e Senato, individuando una risposta al tema immunità che non diventi occasione di impunità? Noi sì.

Su questi temi, se volete, noi ci siamo. Anche su altri temi, se vi va. Avete molti parlamentari europei, ad esempio: sarebbe bello riuscire a dimostrare all’Europa che tragiche vicende come quelle che si verificano nel Mediterraneo debbono essere affrontate tutti insieme. Si possono voltare le spalle all’Inno, non si possono voltare le spalle ai problemi. Ma non vogliamo mettere troppa carne al fuoco. Noi su legge elettorale e riforme costituzionali siamo pronti a vederci. Se prima ci rispondete, il dialogo sarà ancora più utile. Noi ci siamo. Senza la pretesa di aver ragione. Senza l’arroganza di fare da soli. Ma anche senza alibi e senza paura. Un mese fa, oltre il quaranta per cento degli italiani ci ha chiesto di cambiare l’Italia per cambiare l’Europa. Non possiamo tradire quella speranza. Ci piacerebbe che potessimo farlo anche assieme a voi perché pensiamo che i nostri connazionali che hanno votato per il Movimento Cinque Stelle chiedano, come tutti, un Paese più semplice ed efficace. Attendiamo le Vostre considerazioni”, concludono “Alessandra, Debora, Matteo, Roberto”.


L'autore: Alessandro Genovesi

Classe 1987, laureato in Giurisprudenza presso l'Università degli Studi di Udine, è da sempre appassionato di politica e di giornalismo. Oltre ad essere redattore di Termometro Politico, collabora con il quotidiano Il Gazzettino Su twitter è @AlexGen87
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