Hong Kong sfida la Cina
Un referendum non ufficiale, imponenti manifestazioni di piazza, centinaia di arresti: Hong Kong, colonia inglese per un secolo e mezzo e dal 1997 sotto l’ala di Pechino, si scuote in questi giorni d’estate e sfida la Cina. Ieri 500mila persone (su una popolazione di 7 milioni) hanno sfilato per le strade di Hong Kong per chiedere più libertà: le autorità hanno risposto arrestando oltre 500 persone.
Hong Kong è una delle due regioni amministrative speciali della Repubblica popolare cinese: gode di una certa autonomia ma gli abitanti temono che tutto ciò sia destinato a finire e che lentamente i loro diritti possano essere spinti in un angolo. A metterli in allarme è stata soprattutto la pubblicazione di un Libro Bianco su Hong Kong da parte di Pechino, interpretato da molti come un segnale lanciato agli abitanti dell’ex colonia inglese. Tra le pagine era presente un avvertimento: l’autonomia di Hong Kong esiste fino a quando il governo centrale vuole che essa esista.
Come scritto dall’agenzia Reuters, si percepisce un intervento sempre più diretto (per alcuni una vera e propria interferenza) della Cina nella vita di Hong Kong: un intervento che condiziona il lavoro delle redazioni, dei centri culturali, delle organizzazioni. Un intervento che in molti nell’ex colonia non sono più disposti a tollerare.
Negli ultimi giorni di giugno, a Hong Kong si è tenuto un referendum organizzato da Occupy Central: una consultazione non ufficiale ma comunque carica di una valenza simbolica, considerato che secondo gli organizzatori hanno votato 800mila persone. Ha prevalso la proposta che chiede più libertà politica. Il referendum è stato giudicato illegale e privo di qualunque peso dalla Cina. Ma il messaggio è chiaro. Hong Kong vuole poter eleggere i propri rappresentanti. Pechino è disposta a concedere il suffragio universale alle elezioni del 2017 ma vuole approvare la rosa dei candidati. Hong Kong vuole più democrazia.
Ieri sono scese in strada centinaia di migliaia di persone per protestare contro il governo cinese. Una data carica di simboli, quella di ieri: il 1 luglio del 1997 Hong Kong tornò infatti sotto la sovranità di Pechino in seguito a un accordo tra Cina e Gran Bretagna.
L’epilogo è stato duro. La polizia ha arrestato 511 persone (351 uomini e 160 donne) determinate a rimanere a Central, il quartiere degli affari nel cuore di Hong Kong, sede di banche e centri commerciali.
Hong Kong spinge per ottenere ciò che vuole. La gente è determinata a non piegarsi. Qualcosa si sta mettendo in moto e per la Cina può trasformarsi in una trappola insidiosa: la gestione della ricca Hong Kong farà capire quanto Pechino è disposta a concedere anche nelle altre province del paese.