Leggi popolari, numero di firme sale da 50.000 a 250.000, insorgono le opposizioni
Continua l’iter di riforma costituzionale in Parlamento. Questa mattina l’esame è ripartito dall’articolo 71 della Costituzione, che disciplina le leggi di iniziativa popolare. La Commissione Affari Costituzionali ha approvato un emendamento a firma congiunta Finocchiaro (Pd) e Calderoli (Lega Nord) che prevede di quintuplicare il limite minimo delle firme necessarie per presentare tale tipo di legge: dalle attuali 50.000 a ben 250.000.
Com’era prevedibile, le opposizioni sono insorte: “Senato nominato, no all’elezione diretta del Capo dello Stato o del presidente del Consiglio, e ora l’aumento di 5 volte delle firme per le proposte di legge d’iniziativa popolare. È evidente il fastidio per la partecipazione popolare – attacca il capogruppo di Fratelli d’Italia-Alleanza nazionale, Fabio Rampelli- il tutto arriva da un presidente del Consiglio ‘eletto’ tramite primarie di partito, non regolamentate per legge”.
Ancor più duro il Movimento 5 Stelle: “I partiti hanno messo a segno un vero e proprio golpe – afferma in una nota il deputato M5S Riccardo Fraccaro – l’emendamento è fortemente lesivo del diritto dei cittadini di esercitare l’iniziativa delle leggi”. “I partiti tolgono ancora potere ai cittadini”, rincara la dose direttamente Beppe Grillo su twitter.
La Commissione ha approvato, poi, un emendamento dei relatori al ddl Riforme che modifica l’articolo 72 della Costituzione. La modifica prevede una corsia preferenziale per la discussione e l’approvazione in Parlamento dei disegni di legge indicati dal governo come “essenziali per l’attuazione del programma”.