Rinnovo contratto statali e scuola: bonus Renzi, addio agli 85 euro
Rinnovo contratto statali e scuola: bonus Renzi, addio agli 85 euro.
C’è ancora molto da capire sugli aumenti promessi dal rinnovo contratto statali e scuola. Ad esempio, c’è da capire se il bonus Renzi da 80 euro sarà effettivamente salvo. E, ancora, se l’aumento di 85 euro lordi al mese sia effettivo. Su quest’ultimo punto, però, cifre alla mano sembrerebbe proprio di no. Le ultime notizie arrivano dalla Legge di Stabilità e dal piano di investimenti sul comparto scuola. Per il triennio 2016-2018, come abbiamo scritto nell’articolo di ieri, l’aumento di 85 euro lordi mensili dovrebbe essere lordo. E trasformarsi in 15 euro netti per il 2016, 30 euro netti per il 2017 e infine 40 euro netti per il 2018. Qualche settimana fa il ministro Fedeli aveva affermato che gli aumenti non sarebbero stati distribuiti a pioggia. E con le cifre stanziate, questo scenario sta diventando realtà.
Rinnovo contratto statali e scuola: confusione sulle cifre
Per avere un quadro chiaro dell’attuale situazione, è sufficiente dare un’occhiata alle cifre legate al comparto scuola. La platea interessata si compone di 1 milione e 191 mila tra docenti e personale amministrativo della scuola. Il costo del rinnovo contratto ammonta a circa 675 milioni di euro. Tuttavia, 320 mila insegnanti guadagnano meno di 25 mila euro lordi all’anno. Questo significa che il bonus Renzi, per loro, è salvo. Ma la somma sopraccitata non si trasformerebbe in 85 euro di aumento effettivo. Con gli 85 euro in busta paga, sarebbero infatti proprio gli 80 euro del bonus Renzi a essere sacrificati. O, se volete, con gli 80 euro del bonus sarebbero sempre gli 80 euro degli aumenti a sparire. Come la si mette, il nodo resta ancorato sempre a quegli 80 euro, non importa la fonte dalla quale provengono.
Resta ancora in vigore l’ipotesi del meccanismo della piramide rovesciata. Ovvero, maggiori aumenti alle fasce di reddito più basse. Ma ciò non si tradurrebbe in quanto promesso dal governo nel novembre scorso. Con aumenti che giustamente non sarebbero distribuiti a pioggia, ma che al tempo stesso non sarebbero per tutti. Sotto questo aspetto si attendono ancora conferme da parte del governo. Ma nel mondo scuola c’è ancora preoccupazione da parte di insegnanti e sindacati.
Rinnovo contratto e statali e scuola: parla Pacifico (Anief)
I recenti timori dei sindacati trovano quindi ragion d’essere. Tant’è che Marcello Pacifico, presidente Anief, non ha mai cessato di puntare il dito sul nodo risorse e chiedere chiarezza alla rappresentanza governativa. Per il giovane sindacato della scuola, infatti, il governo non sarà capace di mantenere la promessa dello scorso 30 novembre. Ma le parole di accusa sono ancora più dure. Pacifico infatti, ritiene che l’aumento stipendio sia stato gonfiato da fonti istituzionali e sindacali soltanto a parole. “In pratica, arriverà loro una cifra talmente bassa da non coprire nemmeno la metà della metà del costo della vita che nel frattempo è cresciuto di circa il 15%”.
Pacifico si è poi soffermato anche sulla normativa legata ai precari del mondo scuola. Pertanto, Anief ribadisce l’invito ai sindacati di non firmare il contratto alle condizioni finora esposte. “Per avere poche decine di euro di aumento si rischia di essere costretti a cedere sul piano dei diritti”.
Intanto, sul fronte normativo che si nota dall’Atto di indirizzo dell’Aran, non si legge un aumento orario per gli insegnanti. Tuttavia, c’è la possibilità, non ancora concreta, che una maggiore retribuzione possa diventare un bonus al merito e alla produttività. Questo potrà essere erogato a tutti quei docenti che ricoprono ruoli funzionali all’interno della scuola. Ovvero, che compiano attività extra al di là di quelle dell’insegnamento. La situazione appare ancora un po’ confusa, pertanto si attendono maggiori chiarimenti a riguardo. Come di consueto, vi aggiorneremo giornalmente sugli sviluppi.