La riforma del Senato approda in aula
La riforma del Senato approda in aula. La riforma delle riforme potrebbe essere approvata nel giro di poche settimane, insomma. E trai senatori dissidenti del Partito Democratico cresce il dissenso per l’anticipazione dei tempi parlamentari.
L’ora ‘x’ sarà quella di giovedì 10 luglio 2014, le 16:30. Tempi serrati, velocissimi. La discussione dovrà chiudersi giovedì 17, sostiene la Presidente della Commissione Affari Costituzionali del Senato, Anna Finocchiaro. Il prossimo Senato, viene confermato, sarà non elettivo. Sulla scorta del Patto del Nazareno (quello tra Berlusconi e Renzi, ndr), infatti, i membri di Palazzo Madama saranno eletti proporzionalmente alla consistenza dei Consigli Regionale (i senatori saranno, infatti, consiglieri delle venti istituzioni ed alcuni sindaci del territorio nazionale).
E se i dissidenti sono evidenti nel partito Democratico (Chiti e Mineo su tutti), anche in Forza Italia nasce una fronda interna sulle riforme: è Augusto Minzolini a depositare un subemendamento che vuole il Senato elettivo. Un’iniziativa personale che, però, potrebbe far convergere circa 30 senatori forzisti, in fibrillazione per l’accordo col Pd. E domani, all’incontro con Berlusconi, lo ribadiranno ad alta voce.
Il Patto del Nazareno sembra scontentare, tuttavia, anche altre forze politiche: il Movimento 5 Stelle anzitutto: “il patto del Nazareno si chiama così – afferma Beppe Grillo – perché fatto in via del Nazareno a Roma, dove sopravvive grazie ai soldi pubblici la sede del Pd. Pur non avendo nulla di sacro imputabile a nostro signore – continua l’ex comico genovese –, il patto ha comunque delle proprietà ultraterrene. Nessuno lo ha mai letto, però tutti sanno che esiste, anche se non si sa cosa contiene. E’ un patto segreto tra due gentiluomini, uno dei quali pregiudicato, che per motivi di riservatezza e forse di sicurezza nazionale, non vogliono rendere noto. Il patto garantisce che il noto pregiudicato non finisca in galera e che possa sperare nella grazia. Garantisce inoltre che le aziende del noto pregiudicato siano tutelate dallo Stato. Garantisce che il partito del noto pregiudicato rimanga sotto il suo assoluto controllo con l’eliminazione delle preferenze”, conclude il fondatore del M5S.
E dalla Commissione Affari Costituzionali arriva la notizia dell’approvazione della quota 800.000 firme (proposta inizialmente quota 1.000.000) per proporre un referendum abrogativo.
Daniele Errera