Post-Errani, Pd tra primarie e candidature dall’alto
La nuova grana in casa dem si chiama Vasco Errani. Le sue dimissioni, infatti, sembrerebbero irrevocabili nonostante le richieste trasversali del partito di “restare al suo posto”. Non solo, quindi, un garantismo di ritorno che richiama ad una coerenza da tempo perduta (e allora perché mandare al gabbio Genovese?) ma anche una preoccupazione prorompente: chi al posto di Errani? E come? Quali i tempi? I nomi sono tanti: da Stefano Bonaccini a Matteo Richetti, fino alla candidatura forte (anzi fortissima) di un Graziano Delrio sempre più distante dalle iniziative del premier. Queste sarebbero figure scelte dalla ditta come per Chiamparino in Piemonte e qualcuno già storce il naso: nella regione che fu la più rossa d’Italia, non si può non fare le primarie.
“Sento e leggo cose che mi fanno sbarrare gli occhi e cioè che le primarie non si farebbero, che si deve arrivare a un candidato unitario. Spero e voglio credere che sia la paura a far dire queste cose e non altro”. Inquiete ma tonitruanti, le parole di Benedetto Zacchiroli, consigliere comunale emiliano e renziano della prima ora, che con una lettera aperta su facebook scrive al premier/segretario: “questa è l’ora del coraggio- scrive Zacchiroli- ed è l’ora di far fare un balzo in avanti al partito anche qui, sbriciolando le sue paure con le primarie. Con le Primarie il PD vince, coinvolge e mette il turbo. Senza? È il partito dei camini, del mettere in sicurezza il vecchio e della prospettiva balorda e sgangherata”. Sul tema primarie intervengono anche pezzi grossi del partito, e di tutte le correnti. Sandra Zampa, ex storica segretaria di Romano Prodi e oggi vicepresidente democratica, avverte: “ci siamo presi un impegno con gli elettori a scegliere sempre i nostri candidati con le primarie e credo che i nostri elettori si attendano che onoriamo questo impegno”. Si fa sentire anche la corrente civatiana, in questi giorni impegnata con la Leopolda Rossa nella fu Livorno, con Elly Schlein: “le primarie sono ormai l’essenza del nostro modo di proporci ai cittadini e di costruire la proposta migliore, che poi sarà più forte per il confronto con le liste avverse”. La vice di Vasco Errani, Simonetta Salieri, invece si muove controcorrente perché “quando non ci sono le primarie vuol dire che i partiti devono agire nella massima responsabilità e dimostrare di essere capaci di trovare una soluzione”. L’ultima parola, fine, tocca ad un mai banale Virginio Merola, sindaco di Bologna: “Se ci sono più candidature, le primarie si fanno. Se non ci sono, non si fanno”. Un po’ come dire che tra i cannibali non ci sono vegetariani o che Monsieur de la Palice un quarto d’ora prima di morire era ancora vivo.
Sui giornali e sul web girano moltissimi nomi anche se i più accreditati sono sempre quelli più vicini al premier. Matteo Richetti, modenese di nascita, sarebbe perfetto ma forse Renzi vorrebbe un candidato ancor più vicino. Graziano Delrio rappresenta il fattore “esperienza” ma da qualche tempo i due sembrano piuttosto distanti. Stefano Bonaccini appare perciò l’identikit ideale: adatto per tutte le stagioni, dove lo metti sta (prima bersaniano e uomo di Errani, oggi renziano di ferro). Con le primarie, oltre ai sopracitati, entrerebbero in gioco anche il sindaco di Imola Daniele Manca e l’ex sindaco di Forlì Roberto Balzani. Tutti e due rigorosamente fedelissimi del premier. Intanto per sabato mattina è stata convocata la direzione regionale del partito a Bologna perché i tempi incombono (se le elezioni fossero ad ottobre le liste andrebbero presentate a fine estate) e perché i dirigenti dem non vogliono che la regione di Andrea Costa diventi tutto d’un tratto di un altro colore. Da oggi, infatti, il rosso è già un po’ sbiadito.
Giacomo Salvini