Produzione industriale ancora male, la Francia peggio di tutti dal 2010, la ripresa non parte
Brutte notizie dal lato della produzione industriale in Europa, se questa cresce del 1,1% nella UE, in realtà nell’area euro il progresso è solo dello 0,5%, ma sono Paesi come Italia e Francia a preoccupare, in particolare quest’ultima che si avvia a diventare la vera malata d’Europa
Ormai se si analizzano i trend recenti la realtà non è più di un’Europa divisa tra centro e periferia che arranca finoa poco tempo fa. Vi sono periferie che sono in ripresa e il centro che in parte continua a performare bene e un altro tipo di centro che è in grande difficoltà. Una conferma invece è la sempre ottima performance dell’Est Europa.
Vediamo prima di tutto la mappa delle variazioni della produzioni industriali anno su anno nel maggio 2014:
La mappa sembra rispecchiare all’inverso una classifica dei costi di produzione, e del lavoro, ovvero si cresce di più dove questi sono bassi, come in una sorta di riequilibrio che del resto era tra gli obiettivi della UE alla sua nascita e alla base dell’allargamento all’est.
La Romania mette a segno uno strabiliante +15%, seguto dal +9% di Ungheria e +6% della Slovacchia. Buoni i risultati anche della Lituania e della Bulgaria, ma la vera buona notizia è il +2,4% della Spagna, che ha un risultato paragonabile a quello dell’Inghilterra.
Un altro segno positivo per la ripresa è il +1,7% della Grecia, identico a quello della Germania.
Fin qui siamo nel solco della strategia UE che voleva una crescita più pronunciata dei Paesi periferici ma non certo una regressione delle economie più mature, cosa che invece continua ad accadere per alcuni Paesi, l’Italia in primis, che dopo alcuni risultati positivi a maggio cala ancora del 1,8%, la novità però sono i cali tra i 2% e i 4% dei Paesi Scandinavi, la Finalndia è in crisi da tempo, ma ora anche Svezia e Norvegia sembrano accodarsi, e soprattutto il -4% della Francia.
Oltralpe pare avanzare una crisi preoccupante, vediamo il grafico della produzione industriale in Paesi chiave europei nel 2013, ponendo 2010=100
Come si vede anche se vi è solo un range limitato di tempo, si vedono alcuni cambiamenti: la Francia aveva resistito rimanendo al livello della media europea e sugli stessi livelli del 2010 fino alla prima metà del 2013, per poi perdere la scia e allontanarsi dal trend europeo e cadendo sotto quello inglese, essendo l’Inghilterra in ripresa.
L’Italia viene superata dalla Spagna, che ha fatto riforme dure, soprattutto in campo di tagli alla spesa pubblica e riduzione dei osti, anhe del lavoro. La Germania rimane su livelli superio al 2010 e decisamente superiori a quelli della media UE
Tornando alla Francia, è quella che dal 2010 ha perso più punti di produzione dal 2010, non sarà forse un caso che è il Pasee in cui la spesa pubblica al 56% del PIL, una economia con un ruolo pubblico dello Stato che la ingessa e sostanzialmente provoca un protezionismo che è lo stesso che sta ostacolando gli accordi di liberalizzazione tra UE e USA. Il problema, che diventa un problema per tutto il continente, è che non paiono esserci intenzioni di cambiamento da parte del governo socialista, di fare riforme strutturali, e nella società francese serpeggia la tentazione di dare la colpa all’Europa, alla globalizzazione. I francesi sono il popolo che più nei sondaggi si mmostra ostile al libero mercato, del resto le elezioni con il trionfo in ultimo del FN da una parte e i buoni risultati di liste di sinistra radicale dall’altra, lo dimostrano.
La Francia probabilmente proverà a chiedere con l’Italia più “flessibilità” sui parametri di Maastricht e il fiscal compact puntando sul peso anche politico e storico nel continente, ma questo certamente non limiterà la crisi di competitività che ora non è più frenata dall’efficienza delle grandi aziende multinazionali francesi o dal basso costo dell’energia.