Riforma del Senato, Boschi contestata. Oggi iniziano le votazioni
È cominciata tra le polemiche la giornata più calda dell’era Renzi, che, per bocca del ministro Maria Elena Boschi, ha presentato a Palazzo Madama il ddl sul nuovo Senato. La responsabile del dicastero delle Riforme ha illustrato la composizione e le mansioni della futura Camera alta, invitando i colleghi d’Aula a tenere un comportamento responsabile e non ostruzionistico: “Si può essere d’accordo o non d’accordo con la riforma, ma parlare di svolta illiberale è una bugia e le bugie in politica non servono”, ha detto la fedelissima di Renzi. Ma la battaglia è già cominciata: sono circa 7800 gli emendamenti da esaminare, di cui 5900 presentati dalla sola Sel. Mentre il fronte dei dissidenti (di larghe intese) Pd-Fi-Ncd si è fatto carico delle rimanenti proposte di modifica.
L’intervento del ministro Boschi – La ministra dem ha richiamato più volte, nel suo discorso pronunciato a braccio, i senatori alla responsabilità politica: “Le riforme costituzionali sono la madre di tutte le battaglie del governo Renzi – ha detto –. Sottoponiamo al voto dell’Aula un testo che non è non la rappresentazione ‘macchiettistica’ fatta in alcuni interventi. Vogliamo una discussione nel merito e non sulla simpatia o antipatia di chi lo ha proposto. Non abbiamo paura di idee altrui”. E ha poi concluso: “Diceva Pratolini: ‘Non ha paura della idee chi ne ha’”. Tanti i fischi e le urla provenienti dai banchi dei 5 Stelle, nettamente contrari alla riforma.
Gli appelli di Finocchiaro e Calderoli – “Questa conclusione arriva dopo 30 ore di discussione generale in Aula e anni di dibattito sulle riforme costituzionali. Dire che il lavoro è segnato da fretta, approssimazione e accelerazione non è aderente alla realtà dei fatti”. Queste le parole della senatrice Finocchiaro, una dei tre firmatari del ddl Boschi. L’esponente siciliana ha, inoltre, ricordato ai colleghi l’impegno profuso dalla Commissione Affari costituzionali per presentare un testo di partenza accettabile: “Oggi – ha sottolineato – ci confrontiamo su un testo che non è quello del governo ma su frutto del lavoro del Parlamento, in cui molte indicazioni sono state recepite dai relatori”. Mentre il leghista Calderoli, che ha collaborato attivamente alla stesura del ddl, ha precisato: “Mi auguro che la riforma poi vada a referendum perché una riforma di queste dimensioni deve esser posta a voto popolare”. Una posizione di compromesso quella del dirigente del Carroccio, che si pone in mezzo tra la spinta riformista dell’esecutivo e il no del segretario Salvini all’approvazione di una riforma definita “inutile”.
Le rassicurazioni di Forza Italia – Un ruolo fondamentale nella partita del Senato lo giocherà certamente Forza Italia, come rinata dopo l’assoluzione di Silvio Berlusconi nel processo Rubygate. Il senatore azzurro Donato Bruno ha confermato la fedeltà del suo partito al patto del Nazareno: “Non faremo venire meno il nostro appoggio e i nostri voti a una riforma che abbiamo voluto e che cercheremo insieme di migliorare”. Dall’Angola, il premier Renzi, in visita di Stato, vede il traguardo sempre più vicino.
Slittamento del voto – Le prime votazioni degli emendamenti, previste per oggi, slitteranno a domani. L’aula però ha già respinto la richiesta di M5S e Sel di sospendere l’esame delle riforme costituzionali e tornare in Prima commissione per un ulteriore approfondimento. Solo sui primi due articoli del ddl Boschi sono stati presentati 4500 emendamenti, i più delicati perchè riguardano la funzione, la composizione e l’elezione del nuovo Senato.