Gaza: le ragioni di Israele e le ragioni dei palestinesi
A quindici giorni dall’inizio dell’operazione militare israeliana a Gaza, il mondo è diviso: chi pensa che Israele abbia il diritto di difendersi, chi pensa che Tel Aviv stia compiendo un massacro.
Il bilancio delle vittime nella Striscia di Gaza è salito a 583 morti e 3.640 feriti. Israele ha perso 27 militari dall’inizio dell’operazione Margine Protettivo. I numeri vengono aggiornati continuamente. Ma sul Guardian, Hilik Bar ha respinto la tesi secondo la quale debba essere la contabilità dei morti il metro di giudizio con cui stabilire chi ha torto e chi ha ragione. Bar si è chiesto: “Quanti israeliani dovranno morire prima che ci sia permesso di difenderci?”
Il sistema di difesa missilistico Iron Dome, che intercetta la maggior parte dei razzi di Hamas, non può essere una scusa per non reagire, ha scritto Hilik Bar. E, citando Daniel Taub, ambasciatore israeliano a Londra, ha aggiunto: “Non dobbiamo scusarci per gli israeliani che non sono stati uccisi”.
Keren Blankfeld, cittadina americana da poco in Israele, ha scritto per la Reuters che se non ci fosse l’Iron Dome Israele sarebbe in fiamme e le vittime sarebbero numerose. “Da quando Hamas ha cominciato a lanciare razzi su Tel Aviv, l’8 luglio, ho imparato a muovermi velocemente” ha raccontato: “Sono fuori a fare jogging e suona la sirena d’allarme? Ho novanta secondi per trovare il più vicino edificio con un bunker, oppure devo gettarmi a terra con le mani sopra la testa”.
Un sondaggio pubblicato dalla CNN ha mostrato come il 57 per cento dei cittadini americani ritenga che la risposta di Israele sia giustificata. Solo il 10 per cento pensa che Tel Aviv stia usando una potenza di fuoco eccessiva.
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Sempre sul Guardian, però, Owen Jones ha sottolineato come “l’occupazione di Gaza corrompa gli occupanti”, piantando un seme che potrebbe essere difficile estirpare. L’origine è antica, ha scritto Jones: “Angela Godfrey-Goldstein è una attivista che vive a Gerusalemme: mi ha spiegato che la mentalità di Israele è piuttosto semplice da capire se messa in relazione ai traumi che il popolo ha vissuto nel corso dei secoli”. Ne deriva un sentimento che porta gli israeliani a chiedersi: “chi siete voi per dirci cosa dobbiamo fare?”.
Di più: scrive Jones che gli israeliani non negano di aver ucciso, ma compiono un processo mentale secondo il quale la morte dei palestinesi è colpa dei palestinesi stessi.
Secondo Hilik Bar l’operazione Margine Protettivo è pienamente legittima considerato che l’obiettivo è smantellare l’arsenale e la rete di tunnel sotterranei di Hamas. Sin dall’inizio dell’operazione, ha ricordato Bar, Hamas ha lanciato contro Israele oltre 1.500 razzi. “Questi razzi sono lanciati contro la popolazione israeliana e sono lanciati con l’intenzione di uccidere”. Ma il quotidiano israeliano Haaretz ha sottolineato come gli obiettivi preliminari di Tel Aviv appaiano sempre più sfumati di giorno in giorno, e che si sta facendo strada la pericolosa tentazione di “andare fino in fondo”. Haaretz ha spiegato che l’operazione Margine Protettivo va messa nel contesto del conflitto tra israeliani e palestinesi, un conflitto “che non può essere risolto con la distruzione dei tunnel e l’uccisione dei civili. Non ci può essere vittoria qui”.
Secondo le Nazioni Unite la maggior parte delle vittime nella Striscia di Gaza sono i civili: è così nel 75 per cento dei casi. A essere colpito è un popolo che vive quotidianamente tra mille difficoltà: dalla povertà alla disoccupazione. Dall’inizio dell’operazione israeliana, oltre 15.000 case sono state distrutte o danneggiate, ha ricordato su Al Jazeera Sarah Ali, che a Gaza ci vive: “La guerra è orrore” ha scritto, “la guerra è la nostra vulnerabilità e incapacità di proteggere la nostra famiglia e i nostri amici”. E quella a Gaza è una “tragedia”.
Ma sempre secondo Hilik Bar la responsabilità è di Hamas, non di Israele: “Hamas ha incoraggiati i civili a rimanere nelle proprie case mentre l’esercito israeliano consigliava di evacuare. Israele usa i suoi missili per proteggere i cittadini, Hamas usa i cittadini per proteggere i suoi missili”.
Due visioni diverse, due giudizi diversi, quasi due guerre diverse. Forse l’unico punto da cui ripartire è quello indicato dall’Associated Press: “Se c’è una cosa su cui Israele e Hamas possono essere d’accordo, è che le cose devono cambiare”.
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