Russia, embargo su prodotti Usa e Ue
La Russia non importerà prodotti alimentari dall’Occidente per almeno un anno. Il provvedimento che il governo russo ha deciso di opporre alle sanzioni occidentali varate in seguito alla crisi in Ucraina riguarderà carne, pesce, latte e latticini, frutta e verdura prodotti negli Stati Uniti, nei paesi dell’Ue ma anche in Norvegia, Canada e Australia. Non sono sulla “lista nera” i prodotti per l’infanzia e quelli acquistati all’estero dai turisti stranieri.
L’embargo totale dei prodotti agro-alimentari era stato anticipato a Marzo dalla “guerra dei prosciutti”. La Russia in quell’occasione aveva chiuso le frontiere all’export dei maiali, sia delle carni sia dei trasformati, europei in seguito alla scoperta di alcuni casi di cinghiali affetti da peste suina africana in Lituania, Polonia e al confine con la Bielorussia. In realtà si trattava allora come oggi di una rappresaglia al sostegno dato da Bruxelles al colpo di stato che spodestò Yanukovich.
Il premier Medvedev ha dichiarato che la durata del blocco totale potrebbe ridursi se i partner commerciali della Russia avranno un atteggiamento più costruttivo riguardo alle sanzioni. Tuttavia sembra che stiano per arrivare altre contro misure da Mosca. Sempre Medvedev ha annunciato che è in progetto di vietare alle compagnie aeree ucraine di sorvolare il territorio russo in direzione Georgia, Armenia, Azerbaigian e Turchia. In più potrebbero essere ritracciate le rotte per gli aerei delle compagnie europee. È intenzione del governo vietare ai voli europei di sorvolare la Siberia allungando non di poco le rotte verso l’Asia.
Secondo i dati Eurostat nel 2013 l’export di alimentari e bestiame dall’Ue valeva 8,8 miliardi di euro. Dall’Europa la Russia importa il 40% dei propri alimentari. È il maggiore destinatario di frutta e verdura proveniente dall’Ue (2 miliardi) e il secondo acquirente mondiale di pollo made in Usa. Adesso si aspetta che i produttori russi raccolgano la sfida dell’”autarchia”, in ogni caso Uzbekistan e Bielorussia sono pronti a proporsi come nuovi fornitori. Si sono fatti avanti anche Brasile e Argentina.
Allarme per il settore agroalimentare italiano: il giro di affari con la Russia l’anno scorso valeva 706 milioni di euro, nonostante la crisi ucraina è cresciuto dell’1% nel primo quadrimestre del 2014. Secondo la Coldiretti: “a rischio ci sono spedizioni di ortofrutta per un importo di 72 milioni di euro nel 2013, di pasta per 50 milioni di euro, ma in aumento del 20 per cento nel primo quadrimestre del 2014 e carni per 61 milioni di euro”. Non preoccupa invece l’esportazione di bevande, vini e spumanti italiani (375 milioni all’anno, il 16% del totale delle esportazioni agroalimentari). Nel 2011 la società Gancia (storico marchio di Asti, ndr) è divenuta di proprietà per il 70% dell’oligarca russo Rustam Tariko, proprietario della banca e della vodka Russki Standard.