Iraq, continua la persecuzione dei cristiani e cresce la preoccupazione in Italia
Non si ferma la persecuzione dei cristiani in Iraq. Lo Stato islamico (Isis) ha affermato che continuerà la sua offensiva nel nord dell’Iraq, con una dichiarazione diffusa su vari siti jihadisti. L’Isis si è impadronito negli ultimi giorni di altre 15 cittadine e villaggi iracheni, oltre alla grande diga 35 km a nord di Mosul, sul Tigri, da cui dipende l’irrigazione nella piana di Ninive. Di stamattina la notizia dell’autorizzazione da parte del presidente degli Stati Uniti Barack Obama di autorizzare interventi militari mirati per opporsi agli attacchi ed evitare che continui la fuga delle popolazioni.
Intanto Pier Ferdinando Casini, presidente della Commissione Affari esteri del Senato, ha convocato presso l’aula della III° commissione un incontro informale con il sottosegretario agli Affari Esteri, Benedetto Della Vedova, per un aggiornamento sulla situazione Iraq e sulle comunità cristiane irachene in fuga dai jihadisti.
Iraq, Bagnasco “Chiesa pronta ad accogliere i profughi” – “La prima cosa che faremo, attraverso la Segreteria di Stato e la Nunziatura a Baghdad, è manifestare la nostra piena disponibilità ad accogliere quei perseguitati che eventualmente lasciassero il Paese. Le diocesi italiane sono da sempre disponibili verso gli immigrati: lo sforzo diventerà ancora più urgente e doveroso verso i tantissimi fratelli brutalmente perseguitati a causa della loro fede”. Lo afferma il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, in un’intervista al Corriere della Sera in cui parla dei centomila cristiani in fuga dal nord dell’Iraq. “Ho subito dato disposizione, com’è avvenuto anche per la Siria, di un primo intervento di natura economica per un milione di euro da inviare per le immediate necessità attraverso i vescovi locali e la Nunziatura di Bagdad”, spiega Bagnasco, che osserva come “a volte i cristiani scontino una pregiudiziale identificazione con l’Occidente che può alimentare violenze sempre ingiustificabili”. Secondo il cardinale “è un dovere per gli organismi internazionali monitorare gli avvenimenti e adottare gli opportuni provvedimenti. Il diritto di praticare liberamente e rispettosamente la propria fede religiosa – sottolinea – è contemplato giustamente tra i diritti fondamentali. È auspicabile che gli interventi siano davvero efficaci”.