Fornero e Mingardi, il WsJ sull’Italia

Pubblicato il 27 Giugno 2012 alle 15:46 Autore: Redazione

Il ritorno di Berlusconi con il rischio della trasformazione dell’Italia in uno stato sudamericano e l’intervista ad Elsa Fornero contro il diritto al lavoro. Nelle ultime 48 ore è tornato a occuparsi molto di questioni nostrane il Wall Street Journal, il quotidiano più letto negli Stati Uniti di orientamento conservatore.

[ad]Stamane è apparsa un’intervista dirompente del ministro del Lavoro, che ha messo in discussione una certezza sancita in Italia anche dalla Costituzione. Il lavoro non è un diritto, deve essere guadagnato, anche attraverso il sacrificio” ha spiegato nell’intervista venendo incontro alle tesi molto anglosassoni della necessità in Italia di arrivare ad un cambiamento culturale attraverso la riforma del mercato del lavoro. Il che fa da pendant con l’intransigenza annunciata nella fase di approvazione. “Il governo accetterà solo alcuni piccoli aggiustamenti, ma nessun cambiamento di rilievo”Christopher Emsden nel pezzo la elogia per aver smontato un tabù sacro dell’Italia, ovvero l’articolo 18, allargandosi fino a definirlo come politicamente tossico.

elsa fornero

Il ricordo va facilmente nella memoria di Emsden allo sciopero del 2002, quando 13 milioni di persone incrociarono le braccia e scesero in piazza affinché non venisse ampliata la cosiddetta flessibilità in uscita dei rapporti di lavoro.

Tanto contento il Wall Street Jorunal quanto contrariata è stata la reazione della rete e fra i quotidiani si è subito cominciato a parlare di “gaffe” da parte del ministro. Tesi confermata d’altronde dalla stessa Fornero che è dovuta intervenire nel pomeriggio diramando una nota, nella quale si precisa che il diritto al lavoro non è mai stato messo in discussione così come è previsto dalla Costituzione.

L’incidente forse è chiuso, ma sull’Italia è intervenuto appena ieri un editoriale di Alberto Mingardi, direttore generale dell’istituto Bruno Leoni. La tesi esposta dall’economista è che Berlusconi starebbe portando il Pdl su tesi di europopulismo, una volta vagheggiando il ritorno alla lira un’altra volta proponendo di stampare moneta in proprio, il primo caso – fa notare Mingardi – di un ex primo ministro che propone la contraffazione delle banconote del proprio paese per uscire dalla crisi.

 

L’altra parte non lascia indurre grandi motivi di ottimismo, visto che Pierluigi Bersani è troppo hollandesque per il responsabile del think tank liberista. Ma il ritorno di Berlusconi sulla scena, magari con un’improbabile vittoria nel 2013 in seguito ad una campagna elettorale giocata tutta alla riscossa, porterebbe l’Italia sui binari ad attraccare definitivamente lidi Latinoamericani.

 

 

 

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