Primarie: Puppato e le donne. Il senso di una lobby al femminile
“Le donne anti Renzi lanciano il comitato. ‘Con Pierluigi avremo più diritti’”.
Questo il titolo di un articolo de la Repubblica, edizione milanese, che racconta la nascita di un “comitato di genere” a sostegno della candidatura di Pierluigi Bersani.
Tra le firmatarie nomi “altisonanti” della politica milanese, parlamentari, un paio di consigliere comunali e regionali, l’Assessore Lucia De Cesaris e anche Francesca Zajczyk, delegata del sindaco per lo sviluppo delle politiche per le pari opportunità per il Comune.
Quasi al completo il gruppo milanese di “Se non ora quando”, l’organizzazione formatasi all’indomani della manifestazione del 13 febbraio 2011.
Tutto bene dunque, tutto “normale”?
[ad]In realtà sorgono parecchi dubbi sul senso e l’opportunità di un “comitato di genere” a sostegno di una candidatura (maschile) alle primarie del centrosinistra.
Un’azione di questo tipo, nell’ambito di una competizione come sono state fin qui le primarie del centrosinistra, non si era mai vista.
Com’è ovvio e normale, le donne hanno sempre espresso una propria preferenza per uno dei candidati in campo.
Ma l’azione del gruppo di donne milanesi si sposta su un livello differente.
Fin qui, nessuna donna o gruppo di donne si era arrogata il diritto di affermare, da un punto di vista di genere, “il mio candidato è il migliore”, sottintendendo, più o meno esplicitamente, che gli altri competitor non offrono invece sufficienti “garanzie”.
Un sostegno “di genere” a una candidatura maschile appare ancor più di difficile comprensione, in una competizione che ha come protagonista anche una donna, Laura Puppato.
Anche sulla candidatura di Laura Puppato, vale la pena di provare a fare qualche riflessione.
Da molti accolta con favore, “finalmente anche una donna”. Ma da quante/i sostenuta effettivamente?
Ai delegati e alle delegate dell’Assemblea Nazionale, chiamati a sottoscrivere una delle candidature in campo nel PD, sono arrivati numerosi appelli affinché si garantisse “l’opportunità” a Laura Puppato di partecipare alle primarie. Ma “l’opportunità” è cosa ben diversa dal sostenerne convintamente la candidatura.
Si pone dunque una questione di non poco conto: Laura Puppato è una candidatura di UNA donna o è una candidatura DELLE donne?
Non è una domanda peregrina, anzi.
In questi anni abbiamo visto campagne di ogni tipo per sollecitare/invitare gli elettori e soprattutto le elettrici a “votare una donna”.
Quali sono stati i risultati? Davvero le donne, all’interno e all’esterno dei partiti, hanno fatto lobby positiva per far eleggere una qualche candidata?
L’impressione è che finora non sia andata proprio così.
Le donne hanno continuato a scegliere utilizzando criteri differenti da quello di genere. Criteri di appartenenza, di vicinanza, di conoscenza.
Talvolta anche di opportunità.
E lo stesso meccanismo sembra essersi attivato anche nei confronti di Laura Puppato.
Candidata donna ma non candidata dalle/delle donne.
Insomma, sembra essere ancora lontana la candidatura di una donna a premier, decisa, pensata, voluta e sostenuta dalle donne.
Appare ancora da costruire una lobby al femminile, capace di individuare la “migliore” (intendendo con questo la più adatta a sostenere la competizione). In grado di attivare intorno a una candidatura femminile, tutte le competenze, le sensibilità di cui le donne dispongono.
Per raggiungere quel risultato, molto spesso evocato ma fin qui non sufficientemente voluto e strategicamente costruito.
Riusciranno i supporter dei candidati ad andare oltre prese di posizione poco credibili, iniziando ad entrare nel merito delle proposte e dei contenuti dei candidati? Questo è l’auspicio, perché la posta in gioco è veramente alta.