Governo Letta, impazza il toto ministri
Letta ed il toto-ministri. Con Enrico Letta ormai quasi certo di essere il prossimo presidente del consiglio, l’attenzione ora si sposta sui futuri ministri. Tutti tecnici? Tutti politici? Metà e metà?
[ad]Per quanto riguarda i numeri, il diretto interessato fa sapere di voler emulare il governo Monti: 18 ministri in tutto, 12 con portafoglio e 6 senza, spingendo per avere in squadra il minor numero possibile di ex ministri, proprio per evitare frizioni tra i Pd e Pdl.
Ma è sui i nomi per i dicasteri che il tentativo di formare le larghe intese sta incontrando le maggiori difficoltà, provenienti soprattutto dal Popolo della libertà.
Il partito di Berlusconi, infatti, è già in pressing a caccia delle poltrone più ambite, tra cui Interni e Giustizia. Per quanto riguarda il Viminale, in un primo momento pare che l’ex premier avrebbe posto il veto sulla conferma di Anna Maria Cancellieri, facendo il nome di Renato Schifani, fedelissimo e già bruciato da Pietro Grasso per la corsa a guidare il Senato. Il motivo? il ministro tecnico avrebbe sciolto troppi comuni, vicini al centrodestra, per infiltrazioni mafiose. Nella serata di ieri, però, dal Texas lo stesso Berlusconi ha smentito il tutto, dando il via libera ad una riconferma della Cancellieri.
E il Partito democratico? Lacerato dalle vicende della scorsa settimana, ha deciso di rimettersi totalmente alle decisioni di Napolitano. Se passasse il criterio voluto da Letta di non ereditare troppi ex ministri dai governi Berlusconi e Monti, non si potrebbero spendere nemmeno troppi ex membri del governo Prodi, anche perché dal partito, renziani in testa, sale la richiesta di rinnovamento. Farebbe eccezione Massimo D’Alema, sempre più in pole per la Farnesina, ma per questa c’è in pista anche il nome di Giuliano Amato, che però è spendibile anche per un ministero economico. Tuttavia per il ministero dell’economia sarebbero in lizza anche Maurizio Saccomanni e Piercarlo Padoan. Dario Franceschini potrebbe non entrare nella compagine in quanto si ritiene più utile fuori dall’ ingessatura di un ministero.
Per Scelta civica si fanno i nomi di Ilaria Borletti alla Cultura e Carlo Calenda, oltre ovviamente a Mario Mauro. Si vocifera di un dicastero anche per Franco Frattini. Resta aperto il nodo del nome di Mario Monti, non gradito al Pdl e alle prese con le divisioni in Scelta civica, tanto che qualcuno ipotizza per lui la presidenza di una commissione di peso.
Il ministero della giustizia è forse il dicastero più caldo di tutti, proprio per i numerosi processi nei quali è tuttora invischiato Berlusconi: si è parlato di una conferma di Paola Severino, e lo stesso Pdl la preferirebbe a Franco Gallo, presidente della Corte costituzionale. Ai berlusconiani non dispiacerebbe nemmeno il democratico Luciano Violante, da sempre ritenuto un garantista verso il Cavaliere e le sue aziende.