Dossier dei 5Stelle: «Ecco a quanto ammontano le spese della Camera»
Dossier dei 5Stelle: «Ecco a quanto ammontano le spese della Camera»
«Apriremo il Parlamento come una scatoletta di tonno!». La “promessa” del Movimento 5 Stelle, fatta nel marzo scorso pochi giorni dopo l’esito delle elezioni, comincia a prendere forma. Malgrado polemiche, espulsioni e qualche spaccatura interna al gruppo, i pentastellati Luigi Di Maio (vicepresidente della Camera) e Riccardo Fraccaro (membro del Comitato per gli affari del personale, il Cap) hanno presentato un dossier sui costi di Montecitorio parlando di «un muro di gomma» alzato contro «la richiesta di trasparenza sugli stipendi» dei dipendenti, più «una serie di privilegi» esistenti «che si continuano a sfornare esibendo tagli che hanno la sola funzione di blandire l’opinione pubblica».
[ad]Nell’indagine condotta dai due esponenti del M5S si parla di cifre importanti. A cominciare da quella che riguarda il costo totale per stipendi e pensioni: 784 milioni di euro, di cui 280 spesi “solo” per retribuire il personale. Ma scorrendo il documento si scoprono altri numeri e aneddoti interessanti. Le pensioni degli ex parlamentari, per esempio, costano 138 milioni (preventivo 2013), quelle degli ex dipendenti 222 milioni. E poi ci sono 91,8 milioni di euro di vitalizi.
Non solo. Perché l’inchiesta compiuta dagli esponenti del Movimento di Beppe Grillo ha riguardato anche il costo annuale per gli affitti degli immobili, che ammonta a 30 milioni di euro. «Fausto Bertinotti – segnala il report – ha a propria disposizione sei stanze al quarto piano dell’edificio Theodoli-Bianchelli», mentre «Gianfranco Fini ha a propria disposizione quattro stanze al terzo piano dell’edificio Theodoli-Bianchelli. Per i tre ex alloggi dei questori sono state autorizzate spese per 200mila euro ciascuna, per un totale di 600mila euro più Iva. Di questi 600mila – è scritto ancora – sono state autorizzate spese per 225mila per opere edili, di falegnameria e di assistenza muraria; 195mila euro per opere elettriche e 180mila euro per opere idrico-sanitarie». Infine ci sono gli “altri” costi: 9 milioni per le pulizie e altrettanti per la stampa di atti parlamentari, 1,6 milioni per l’aggiornamento professionale e organizzativo, 640mila euro (previsione 2013) per la formazione linguistica e informatica dei deputati – che, dice il documento, dal 15 marzo 2013 possono chiedere «un rimborso pari a 2.500 euro per le spese di materiali informatici» quali, ad esempio, «monitor fino a 24 pollici, ebook, tablet, pc, tastiere, mouse, webcam, microfoni, cuffie, scanner, cavi ethernet e usb – e un milione per le polizze assicurative dei deputati.
Alla voce «erogazione ad altri enti» si segnalano i 100mila euro stanziati al Circolo Montecitorio, i 30.500 euro erogati all’Associazione ex parlamentari e i 280mila euro destinati alla Fondazione Carlo Finzi. Insomma, ce n’è per tutti i gusti.
Dati che fanno il paio con quelli recentemente pubblicati dall’Ocse, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, secondo cui la busta paga di un parlamentare italiano è sei volte più ricca di quella di un cittadino medio: 144.084 euro contro 23.406. Se a questi aggiungiamo l’elaborazione fatta del settimanale inglese The Economist, la quale rivela che un deputato italiano guadagna – in media – più 16 mila euro lordi al mese, il 60% in più rispetto alla media dell’Unione europea, il gioco è fatto.
Giorgio Velardi