La protesta inutile di OccupyPd
La protesta inutile di Occupy Pd
Occupy Pd dice: “Mobbasta”. Proprio così. Solo “Mobbasta”. I responsabili del movimento di protesta interno al Partito Democratico, nato in seguito ai travagli presidenziali che hanno portato alla rielezione di Napolitano ed al governo ibrido Pd-Pdl, hanno lanciato una nuova campagna mediatica contro i vertici del partito. Di cosa si tratta? Semplice: appendere sulle porte di tutti i circoli Pd ancora occupati (?) il manifesto di Italia Bene Comune, ossia l’appello con cui Pd e Sel si presentarono alle elezioni, strappato a metà e con la scritta “Il prossimo firmatevelo da soli”. Insomma, dopo il governissimo con l’ex nemico Berlusconi, i vari Formigoni e Capezzone eletti presidenti di Commissioni parlamentari con i voti Pd, le tragedie quirinalizie di Marini e Prodi, il sì alla serrata d’aula contro la magistratura promossa dai berluscones, l’approvazione del programma F35, la vicenda kazaka, dopo questi e altri, tanti, rospi da inghiottire, OccupyPd dice, solo, “mobbasta”.
[ad]Chi si aspettava qualcosa di più drastico dalla punta avanzata della militanza Pd, composta dai tanti giovani che dovrebbero essere arrabbiati e disgustati per il proprio voto, il proprio impegno ed il proprio tempo investiti nelle larghe intese con Berlusconi, rimarrà deluso, dovrà accontentarsi di un hashtag e di un foglio di carta strappato a metà. La triste verità che sembra emergere sempre più è che gli “occupypiddini” sono malpancisti alla Civati: ci si indigna, si protesta, ma alla fine si vota e ci si adegua alla linea data dal partito. Per “cambiare davvero il Partito Democratico, e poi il paese”, come promettono i giovani dissidenti nel presentare la nuova iniziativa, i modi dovrebbero essere ben più incisivi e drastici.
Per smuovere le acque di un partito guidato (male) da una dirigenza granitica ed imbalsamata, che magari cambia nomi e facce ma resta prigioniera delle stesse logiche correntizie e di apparato, ci vorrebbe ben più di una protesta all’acqua di rose come quella di OccupyPd. Che paraddossalmente, invece di stimolarlo, rischia di legittimarlo, questo Pd, che può vantarsi di ospitare un dissenso interno, di dare spazio a visioni diverse e logiche di protesta. Salvo poi fare quello che ha sempre fatto il centrosinistra da vent’anni a questa parte: far vincere Berlusconi.