Dario Franceschini sale sul carro di Renzi
L’annuncio di Franceschini è arrivato ieri quasi inaspettato: «Se Renzi lavorerà per innovare, ma anche per unire e non per dividere, io sono pronto a votarlo». A parlare, dalla Festa democratica di Genovam è Dario Franceschini, ministro per i rapporti con il Parlamento dell’attuale governo Letta.
Franceschini è il punto di riferimento di Areadem, l’associazione che lo ha sostenuto durante l’ultima campagna congressuale nel 2009, nella battaglia vinta da Pierluigi Bersani.
La condizione dell’appoggio di Franceschini, dunque, è soprattutto una: lavorare per l’unità del partito. Questo comporterebbe, tra l’altro, un’adeguata valorizzazione dell’attuale presidente del Consiglio, Enrico Letta.
Dopo aver detto infatti che “Quando ci sono talenti vanno utilizzati e Matteo lo è”, Franceschini ha precisato subito: “Quando una squadra ha più talenti si cerca di utilizzarli tutti. Io soffro ancora per Mazzola e Rivera che non giocavano mai insieme“.
Il ruolo che Letta (e la sua compagine) potrebbe avere nella prossima stagione del Pd sembra alla base anche dell’appoggio che potrebbe venire da Giuseppe Fioroni.
Dopo le preoccupazioni espresse anche duramente nelle scorse settimane (che prevedevano anche la possibilità di schierare un candidato “lettiano”, ove qualcuno avesse posto ostacoli di fatto al futuro politico di Letta), le dichiarazioni di ieri di Fioroni lasciano pochi dubbi: “In un congresso in cui c’è un candidato che rappresenta l’80% e 5, 6 o 7 candidati che faticano tutti insieme a dividersi il 20% , io prendo atto che c’è un solo candidato”.
Lo stesso Fioroni si preoccupa di marcare comunque una propria linea: “Se qualcuno pensa che questo congresso serva semplicemente a mettere Renzi al posto di Bersani alla guida della coalizione per continuare sulla stessa strada, i nostri elettori rimarrebbero delusi perché non sarebbe quella la strada da seguire”. Non a caso, nonostante l’osservazione sulle percentuali dei candidati, Fioroni si riserva di esprimere il proprio voto dopo “Un confronto sulle idee che questo partito deve avere”.
La mossa di Franceschini e di Fioroni finisce dunque per ricompattare sotto le insegne di Renzi una larghissima parte dell’area che si riconosceva nella Margherita e che è rimasta all’interno del Pd: Paolo Gentiloni era già da tempo schierato con il sindaco di Firenze e solo due settimane fa aveva definito “inaccettabili” eventuali manovre volte a “tenere un fuoriclasse in panchina”, ostacolandone il cammino verso la segreteria.
Renzi può contare anche sull’appoggio di Sandro Gozi, di area “prodiana” e che all’ultimo congresso aveva sostenuto Bersani, che aveva dichiarato: “Abbiamo bisogno di un vero patto generazionale per unire le forze migliori del paese e rilanciare l’Italia: gli innovatori del Pd, come Civati e Serracchiani, devono convergere su Matteo Renzi“
Restano su posizioni molto distanti i democratici vicini a Massimo D’Alema, più interessati alla candidatura di Gianni Cuperlo: “Dunque Matteo Renzi vuole ‘rivoluzionare’ il Pd insieme a Franceschini, Fioroni, Veltroni, Bettini, Fassino. Sarà un congresso divertente…” è il tweet al vetriolo lanciato ieri da Matteo Orfini.
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