Lo sfogo di Letta “Io e Napolitano non possiamo essere gli unici parafulmini”
Lo sfogo di Letta “Io e Napolitano non possiamo essere gli unici parafulmini del governo”
L’aria intorno al governo di larghe intese sembra affievolirsi sempre di più con l’avvicinarsi del voto in Giunta per l’Immunità. Lo sa bene il premier Enrico Letta che negli ultimi giorni ha lanciato diversi messaggi al Pdl e al suo leader, Silvio Berlusconi. “Caldi” inviti ad evitare strappi che avrebbero come unico risultato quello di trascinare l’Italia sull’orlo del baratro economico. Messaggi che però sembrano non sortire l’effetto sperato viste le ormai quotidiane minacce di crisi da parte degli esponenti di centrodestra. E così ecco spiegato lo sfogo del presidente del Consiglio davanti le telecamere di Porta a Porta. “Non possiamo essere io e il presidente della Repubblica gli unici parafulmini. Occorre da parte di tutti una partecipazione alla responsabilità”.
Il premier mette in guardia i picconatori e i falchi di entrambi gli schieramenti, ricordando che la situazione politico-economica del Paese non è cambiata. “A marzo e ad aprile eravamo in bilico, e quelle condizioni non sono venute ancora meno”. Se si andasse a votare oggi, avverte Letta, lo status quo non cambierebbe. Anzi ci sarebbe un replay di quanto andato in scena a febbraio. “Con tre o quattro poli, com’è adesso, andare al voto con questa legge elettorale, vuol dire riconfermare al Senato a situazione di impasse”. Per questo ci vuole al più presto una riforma della legge elettorale che tarda però ad arrivare. E Letta su questo è chiaro: o il Parlamento trova un’intesa o si agirà per decreto legge. “Abbiamo voluto rispettare i partiti, Grillo in testa, e abbiamo dato un tempo congruo di sei mesi per approvare il ddl sull’abolizione del finanziamento ai partiti. Se questo tempo passa senza che nulla avvenga, confermo che il governo farà un decreto. Non averlo fatto prima, è un segno di rispetto per il Parlamento”.