Tensioni nel Pd Roma, tra bilancio e congresso
Tensioni nel Pd Roma, tra bilancio e congresso
Un bilancio da approvare in tempi stretti, una maggioranza in fermento, e neanche tanto sullo sfondo la partita per la segreteria nazionale del Pd, con tutti i suoi riflessi locali: per il sindaco di Roma Ignazio Marino si aprono settimane delicatissime.
Il bilancio approvato dalla giunta ha sollevato il coro di mugugni che era facile aspettarsi. Ai quindici municipi della città non piacciono i tagli ai trasferimenti. I sindacati chiedono un incontro. L’opposizione di centrodestra è tentata dall’idea di spingere il sindaco Marino in un angolo, presentando migliaia di emendamenti al bilancio per arrivare a fine mese senza l’approvazione della manovra così da far scattare il commissariamento.
Ma le questioni più spinose, per Marino, sembrano venire da un’altra direzione: la sua stessa maggioranza infatti lamenta di aver avuto scarsa voce in capitolo nella stesura della manovra finanziaria. In due parole, i partiti che lo sostengono rimproverano al sindaco uno scarso coinvolgimento: accusa che per la verità non suona come nuova.
Fabrizio Panecaldo, coordinatore della maggioranza ed esponente Pd, ammette che c’è imbarazzo per non aver visto ancora le carte. E Gianluca Peciola, capogruppo Sel in assemblea Capitolina, spiega che di riunioni preliminari per discutere del bilancio non c’è “nemmeno l’ombra”.
“Nonostante i passi avanti significativi, la nostra amministrazione ha l’obbligo di cambiare passo velocemente” ha scritto Peciola sul suo profilo Facebook. La tregua sottoscritta dalla maggioranza qualche giorno fa appare già un po’ meno solida.
Le schermaglie romane si inseriscono in un clima che per il Pd è già abbastanza rovente: il congresso dei democratici sta raccogliendo in giro per il paese una sequela di polemiche, accuse e ricorsi. Roma non è da meno.
Il sindaco della Capitale punta su Renzi e questa non è una novità. Uno degli episodi che più si ricordano della campagna elettorale di Marino, nella primavera scorsa, è stata proprio la passeggiata col ‘rottamatore’ nel quartiere della Garbatella. E un’altra passeggiata Marino e Renzi se la sono fatta anche a settembre, lungo via dei Fori imperiali.
La sua posizione Marino l’ha ribadita anche ieri pomeriggio. “Certamente guardo con molta attenzione a chi arriva da un percorso amministrativo, come Matteo Renzi. Mi sono reso conto nel mio brevissimo percorso politico che, chi fa il mestiere di sindaco, è più portato a essere attento alle esigenze della vita quotidiana delle persone ed è anche visto come l’interlocutore più diretto. Questo può aiutare una classe dirigente in cui la politica si fa interprete delle necessità della vita quotidiana delle persone”.
La città, però, sembra andare da un’altra parte. Dal voto dei circoli del Partito democratico di Roma infatti esce fuori un’indicazione diversa. A contendersi la poltrona di segretario cittadino saranno due che sostengono la mozione di Gianni Cuperlo: Lionello Cosentino e Tommaso Giuntella. Il primo ha raccolto il 45,8 per cento dei voti, il secondo s’è fermato a 34,2. Tobia Zevi, il candidato renziano, ha ottenuto il 15,4 per cento, mentre Lucia Zabatta (area Civati) il 4,4.
Niente quorum per nessuno dei quattro, il nuovo segretario del Partito democratico di Roma dovrà dunque essere scelto dai delegati la cui assemblea potrebbe slittare all’inizio della prossima settimana.
È al tesoretto del renziano Zevi che guardano i due sfidanti. E in queste ore si rincorrono voci di ogni tipo: un accordo tra Zevi e Giuntella, un accordo tra Zevi e Cosentino. Secondo alcuni non è da escludere neppure un accordo tra gli stessi Giuntella e Cosentino, il primo segretario e il secondo presidente del Partito democratico di Roma, magari con un vice che provenga dall’area Renzi. Prove tecniche di ricostruzione del Pd romano.