Legge di stabilita’, inizia l’esame al Senato Baretta: No Irpef fino a 12mila € costa troppo
Legge di stabilita’, inizia l’esame al Senato Baretta: “No Irpef fino a 12mila € costa troppo”
Scatta oggi l’ora degli emendamenti. La commissione Bilancio del Senato inizia l’esame degli oltre 3.100 emendamenti al disegno di legge di stabilità 2014. Per tutta la settimana non ci saranno sedute di assemblea, per permettere alla commissione di esaminare le varie proposte di modifica entro venerdì, in modo che l’aula possa iniziare la discussione a partire da lunedì prossimo. La vera sfida, ovviamente, sarà la ricerca di punti d’incontro soprattutto tra Pd e Pdl (pur mantenendo invariati i saldi), senza che le eventuali tensioni facciano male al governo.
Cuneo fiscale e no tax area
L’obiettivo principale è l’abbassamento del costo del lavoro, in modo che anche i dipendenti possano trarne beneficio in busta paga. Significa ridurre il cuneo fiscale, ma una traduzione in pratica potrebbe essere l’esenzione dall’Irpef dei redditi inferiori ai 12mila euro annui (dagli 8mila euro previsti ora per i lavoratori dipendenti e i 7.500 per i pensionati): questo prevedono due emendamenti gemelli, uno del Pd e uno del Pdl. A loro dire, la copertura di circa 1,8 miliardi, sarebbe garantita da tagli della spesa della PA.
Dal governo però arrivano segnali negativi su questo piano. Se già ieri il viceministro dell’Economia Stefano Fassina aveva detto che era “presto per parlare di intese” sugli emendamenti in tema di no tax area, oggi il sottosegretario all’Economia Pierpaolo Baretta (Pd anch’egli) dichiara che quella misura “francamente non è sostenibile”, costerebbe troppo: al più si potrebbe “allineare la no tax area dei pensionati a quella dei lavoratori dipendenti”. Per Baretta, poi, sulla service tax “c’era un accordo politico e non si può con disinvoltura farlo saltare”.
Casa: Via la Tasi, arriva il Tuc?
Tiene ancora banco infatti la proposta del senatore Pdl Antonio D’Alì di sostituire l’appena configurata Tasi (Tassa sui servizi indivisibili) e la comprensiva Trise con il Tuc, Tributo unico comunale. “La Tuc costerebbe meno dell’Ici e sarebbe limitata al 10,6 per mille da applicare sugli immobili, senza ulteriori aumenti” ha spiegato oggi D’Alì. “La prima casa resterebbe assolutamente esente e quello che è successo transitoriamente nel 2013 con l’abolizione della prima e della seconda rata dell’Imu andrebbe a regime”. L’introduzione del Tuc sarebbe accompagnata a una riduzione delle rendite catastali.
Sulla casa in ogni caso si registra la rigidità assoluta del Pdl che, dopo aver ottenuto l’abolizione delle due rate Imu del 2013, chiede ora lo stop assoluto alle imposte anche per gli anni a venire, sia pure con un nome diverso. Su questo Renato Brunetta sembra disposto a dare battaglia, indicando come copertura risorse recuperate dalla spending review.
Condono fiscale e Tobin tax
Altri emendamenti a firma Pdl, tuttavia, creeranno quasi certamente un vespaio. Il senatore Andrea Mandelli di fatto ripropone una sanatoria fiscale e contributiva dei debiti pregressi fino al 31 dicembre 2012 (si tratta, né più né meno, di un condono) senza interessi e sanzioni, essendo sufficiente il pagamento dell’80% dell’imposta iscritta a ruolo. Un gruppo di 11 senatori, poi, suggerisce di ridurre la Tobin tax sulle transazioni finanziarie, che invece il governo vuole aumentare dal 2014. Dal Pd si suggerisce invece di aumentare l’imposizione sulle rendite finanziarie, ma non c’è accordo.
Vendere le spiagge?
Non si fermano le polemiche neppure sull’emendamento D’Alì che propone l’esclusione dal demanio marittimo – con la possibilità di essere venduti – degli stabilimenti balneari. Durissimo il presidente della Toscana, Enrico Rossi: “Ora si vuole vendere le spiagge. Per fare cassa, si dice. In realta’ c’e’ una destra ‘liberista alla matriciana’ che odia cosi’ tanto lo Stato che volentieri svenderebbe al privato tutto ciò che e’ pubblico: Demanio, sanita’, scuola e persino i monumenti, come Toto’ con la fontana di Trevi. Il Pd alzi la voce: la spiagge sono di tutti”.
Non ci sta ovviamente il proponente, che dice la sua: “Nessuno vuol vendere spiagge, arenili o bagnasciuga: esiste una parte del demanio marittimo su cui già insistono numerose costruzioni autorizzate in concessioni a privati operatori turistici che sarebbero sicuramente nella determinazione di migliorare questi investimenti se fossero nella piena proprietà. Questa misura è stimato potrebbe portare 4-5 miliardi di euro”.
Anche da parte del Pd, del resto, sembra esserci consenso sull’ipotesi D’Alì. Nove senatori democratici (con Manuela Granaiola prima firmataria), infatti, hanno presentato un emendamento fotocopia a quello del Pdl sul tema della sdemanializzazione delle spiagge. Per il Pd, però, dall’intervento non può avvantaggiarsi il concessionario dello stabilimento balneare, per il quale non vale la prelazione.
“Sull’emendamento – sottolinea la Granaiola – si può essere o non essere d’accordo, ma non si possono sparare giudizi o attacchi grossolani, dettati dall’ignoranza della materia, dalla pigrizia mentale e da vetusti preconcetti e pregiudizi. L’emendamento in questione nasce da un’ipotesi prospettata dal sottosegretario Baretta e dal Direttore dell’Agenzia del Demanio, Scalera, a un tavolo di confronto con le associazioni di categoria e con molti deputati e senatori di diversi schieramenti politici”. Alla fine l’emendamento Pd è stato ritirato.