Scelta Civica nel caos: è scontro tra montiani e popolari
Scelta Civica nel caos: è scontro tra montiani e popolari
Già da qualche tempo la maggioranza che sostiene il governo Letta sta vivendo giornate a dir poco convulse e movimentate, caratterizzate da violenti scontri all’interno dei partiti. Se all’interno del Pd è già entrata nel vivo la battaglia congressuale in vista delle primarie dell’8 dicembre e il Pdl sembra ormai sull’orlo della scissione – che potrebbe essere sancita in occasione del consiglio nazionale che avrà luogo il 16 novembre – questa volta a sprofondare nel caos è Scelta Civica, rimasta orfana soltanto un mese fa del suo leader e fondatore Mario Monti.
Il punto di rottura è stato toccato oggi pomeriggio, quando l’assemblea di Scelta Civica ha votato una proposta di modifica del regolamento. Al momento del voto, infatti, i parlamentari appartenenti alla componente popolare del partito, capitanati dal Ministro della Difesa Mario Mauro e dall’ex coordinatore Andrea Oliviero, hanno lasciato la sala in segno di protesta. “Ce ne andiamo perché lì ci sono degli usurpatori: Scelta civica è morta, non lo sono i suoi principi e valori” ha sentenziato Gregorio Gitti, responsabile degli affari legali.
Il documento, poi approvato con i voti dei soli 42 presenti, proponeva di modificare il regolamento per permettere di votare per delega. La proposta non era stata sottoposta a nessuna valutazione preliminare, lamenta il deputato Domenico Rossi, con l’obiettivo di alterare l’esito del voto in assemblea. “Questa era una circostanza che fino a poche ore fa non era a conoscenza di nessuno – ha affermato Rossi – mentre alcuni le loro deleghe se le sono fatte fare”.
Non si è fatta attendere la reazione di Alberto Bombassei, successore di Monti alla presidenza di Scelta Civica: “Il progetto di Scelta Civica non è superato ma va rilanciato”. Bobassei ha prospettato anche una rottura dell’alleanza col partito guidato da Casini: “è arrivato il momento di sciogliere il patto elettorale con l’Udc: è del tutto evidente che abbiamo un’idea di Paese del tutto diversa da quella che l’Udc sta proponendo”.
La separazione potrebbe avere luogo in Parlamento già nelle prossime settimane. Al Senato dovrebbe prevalere la componente cattolico-popolare vicina all’Udc, che guarda con sempre maggiore interesse a una possibile scissione all’interno del Pdl, con l’obiettivo di costituire un unico soggetto politico per correre alle elezioni europee sotto l’egida del Ppe. Alla Camera, invece, sembrano in vantaggio i montiani, con dovrebbero contare su una larga maggioranza anche all’interno del partito.