I (presunti) traffici di fondi neri della Lega nell’era Belsito
I (presunti) traffici di fondi neri della Lega nell’era Belsito. Il neosegretario federale della Lega Nord Matteo Salvini avrà certamente letto i verbali dell’interrogatorio di Francesco Belsito, battezzando così il suo nuovo corso padano. Infatti, dopo la testimonianza dell’ex segretaria di Umberto Bossi sulle bugie che il figlio Renzo propinava al padre, è stata la volta dell’ex tesoriere del Carroccio (periodo 2009-2013), il quale ha svelato nuovi particolari sull’inchiesta “The Family” mentre si trovava in detenzione nel carcere di San Vittore (maggio 2013). Belsito ha ammesso diverse colpe, ma non ha risparmiato accuse ai suoi ex compagni di militanza: “Fino al 2012 l’amministrazione della Lega è stata gestita malamente”, ha confermato l’ex leghista genovese.
A conclusione del primo filone d’inchiesta, i pm milanesi Alfredo Robledo, Paolo Filippini e Roberto Pellicano hanno notato alcuni movimenti sospetti di denaro che potrebbero allargare la cerchia degli indagati, dopo le imputazioni già mosse contro Umberto Bossi, i figli Renzo e Riccardo, l’ex vicepresidente del Senato Rosi Mauro e lo stesso Belsito. Quest’ultimo ha confessato davanti agli inquirenti di aver assistito a degli incontri tra famosi imprenditori ed esponenti del Carroccio in un noto ristorante romano frequentato da politici. I primi due nomi in questione sono il banchiere di BPM Massimo Ponzellini e il fondatore di ICS Grandi Lavori Claudio Salini, i quali si sarebbero incontrati di frequente con Giancarlo Giorgetti, ex sottosegretario e appartenente al cerchio magico del Senatùr: nulla di rilevante, soltanto qualche colloquio, secondo il quotidiano Repubblica.
Le parole di Belsito diventano più compromettenti quando l’ex tesoriere nomina il senatore Roberto Calderoli e soprattutto il segretario federale Matteo Salvini (allora consigliere comunale di Milano): “Ricordo che Giuseppe Bonomi, in quota Lega alla SEA Aeroporti (società che gestisce Malpensa e Linate ndr), diede in contanti 20 mila euro a Salvini. Costui, per sanare i suoi obblighi verso la Lega, intendeva girare al partito questa somma, cosa che non mi risulta sia avvenuta”. Poi: “Ho pagato in contanti una signora di Bergamo che mi è stato detto essere la bambinaia della famiglia Calderoli”. Ma il flusso di denaro di via Bellerio non s’interrompeva qui: “Il governatore Cota ha avuto in dotazione dal partito un auto con autista annesso, mentre a Reguzzoni ho trasferito 15 mila euro in nero per una donazione alla Lega effettuata solo in parte”, ha confessato Belsito.
Tuttavia, a dispetto di molte prese di distanza da parte della Lega veneta sul malcostume dei vertici milanesi, nei verbali di San Vittore è contenuta la ricostruzione di un presunto affare portato a termine dalla SIRAM (società multinazionale del settore ospedaliero) nei confini territoriali del duo Tosi-Zaia: “La Lega Nord del Veneto aveva chiesto un milione al finanziere Stefano Bonet (intermediario italiano della SIRAM) […] So che tale somma è stata pagata tramite bonifico a favore di una società, credo riconducibile a Bonet stesso”. Sempre stando a quanto riporta Repubblica, il sindaco di Verona Flavio Tosi e il governatore del Veneto Luca Zaia – che ha subito smentito Belsito – erano stati informati.