Roma, i costi alti della politica in una città sempre più povera
Roma, i costi alti della politica in una città sempre più povera. L’amministrazione più costosa d’Italia in una città sempre più povera. È questa la fotografia scattata dalla Uil di Roma e Lazio in collaborazione con l’Eures nell’ambito dell’Osservatorio sui costi della politica. La Giunta guidata da Ignazio Marino è la più pagata in Italia.
Secondo l’analisi, ogni mese si spendono quasi 100mila euro tra indennità per il sindaco, per gli assessori e per il presidente del’Assemblea. Che moltiplicato per dodici fa 1,2 milioni di euro. Tutto questo mentre la Comunità di Sant’Egidio ci dice che in città aumentano le persone che si rivolgono alle mense sociali alla ricerca di un pasto caldo.
I 100mila euro al mese per il sindaco Marino, il presidente dell’Assemblea e la giunta valgono il primo posto nella classifica delle amministrazioni cittadine più costose. Qualche riferimento: 97mila euro per Palermo, 93mila per Milano, 92mila per Torino, 72mila per Napoli.
Confrontando le buste paga dei sindaci, quella di Ignazio Marino è la più pesante: 9.762 euro mensili, 117.155 euro l’anno. Leoluca Orlando, primo cittadino di Palermo, prende poco meno: 9.475 euro. A Milano Giuliano Pisapia è sui 9.124 euro. Piero Fassino, sindaco di Torino, incassa ogni mese 7.947 euro. Meno di lui guadagna Luigi De Magistris, primo cittadino di Napoli: 7.018 euro al mese.
Dallo stipendio del sindaco dipendono anche quelli di vicesindaco e assessori. E così Luigi Nieri, vicesindaco di Roma, prende 7.322 euro, mentre agli altri membri della giunta spetta una retribuzione di 6.345 euro. A Napoli numeri diversi per gli stessi incarichi: 5.263 al vicesindaco e 4.562 euro agli assessori.
Anche grazie alla riduzione da 60 consiglieri a 48, a Roma l’attuale amministrazione di centrosinistra è costata meno della precedente consiliatura Alemanno sul fronte delle indennità di funzione e dei gettoni di presenza: 499mila euro mensili contro i 555mila euro del precedente governo cittadino.
Se si esce dai palazzi, però, la situazione a Roma è molto diversa. A raccontarlo sono i numeri dell’indagine realizzata dalla Comunità di Sant’Egidio. In città sono 100mila le persone che non arrivano a fine mese. Le categorie più esposte sono gli anziani, i genitori separati, le famiglie numerose, i disoccupati. Sono 8mila le persone senza fissa dimora, da intendersi come persone che hanno problemi di alloggio e stabilità personale.
Va ormai ripensata anche l’immagine della povertà. Non più un recinto dove trovano spazio immigrati ed emarginati, ma un buco nero nel quale precipitano persone che fino a pochi anni fa conducevano una vita normale. Gli italiani infatti sono ormai il nucleo più numeroso che frequenta le mense sociali. Un numero che è cresciuto negli ultimi dodici mesi: da 3mila nel 2012 a più di 3.300 nel 2013. Secondo la Comunità di Sant’Egidio, ormai in tutti i centri ci sono più italiani e meno immigrati.