Caos Governo, ancora in dubbio l’aliquota Tasi
Caos Governo, ancora in dubbio l’aliquota Tasi
Enrico Letta non è ancora riuscito a risolvere le grane interne al governo, proprio nel periodo in cui si sono aperte ufficialmente le consultazioni tra i partiti della maggioranza politica orfana di Forza Italia e lo stesso premier. A cominciare dalla querelle a distanza tra il ministro dell’Economia Saccomanni e la responsabile dell’Istruzione Carrozza in merito alla restituzione allo Stato di 150 euro da parte degli insegnanti della scuola pubblica. L’allarme è poi rientrato, ma rimane un altro nodo da sciogliere, fondamentale per la tenuta del governo di media intesa, che questa volta riguarda la ridefinizione della Tasi, la nuova imposta sui servizi indivisibili.
Ieri pareva essersi risolta positivamente la disputa tra esecutivo e Comuni sull’aliquota da applicare al tributo, aumentata dal 2,5 per mille iniziale al 3 per mille per la prima casa, dal 10,6 per mille al 11 per mille per la seconda abitazione. Oggi pomeriggio invece il Governo ha annunciato di voler inserire il provvedimento all’interno del dl sugli Enti territoriali e non su quello Imu-Bankitalia, come previsto in un primo momento. Ma il decreto è stato subito respinto dalla Commissione Affari costituzionali del Senato, la quale ha ravvisato elementi d’incostituzionalità. Lega Nord, Forza Italia, Grandi autonomie e libertà e Movimento 5 Stelle hanno votato unitamente, dando il loro parere contrario e bloccando in questo modo il decreto. La parola ora passa all’Aula di Palazzo Madama.
Il capogruppo leghista in Commissione Patrizia Bisinella si è detta soddisfatta della bocciatura: “Grazie alla determinazione della Lega Nord la Commissione non ha approvato il parere di costituzionalità al decreto Enti Locali che contiene anche il mai convertito decreto salva-Roma”. Mentre il sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta (Pd) rimane preoccupato sull’impasse Tasi: “Bisogna aumentare le detrazioni con lo scopo di alleggerire la pressione sulle fasce più deboli”.
La pensa diversamente il collega di partito e presidente dell’Anci Piero Fassino: “Chiediamo di salire ancora al 3,5 per mille, l’aliquota al 3 è insufficiente se i Comuni vogliono ottenere 1 miliardo e 400 milioni di ammanco dalle loro casse”. Ma la dichiarazione più preoccupante per il presidente Letta arriva dal fuoco amico renziano: “Mi chiedo – si è domandato il deputato Angelo Rughetti – se non valga la pena sospendere la frenesia normativa, rinviare a giugno tutti i pagamenti legati a Tasi, Tari ed Imu e nel frattempo fare un lavoro serio sulla tassazione immobiliare”.
I parlamentari vicini al segretario del Pd sembrano essersi spazientiti, anche perché il dibattito sulla legge elettorale promosso dal sindaco di Firenze rischia di non decollare per colpa dell’alleato di governo Angelino Alfano, secondo azionista di maggioranza dell’esecutivo Letta. Matteo Renzi sa di non poter perdere troppo tempo e tenta di approfittare dei mugugni dei suoi in Transatlantico.