Legge elettorale è caos, Telefonata tra Renzi e Berlusconi
Legge elettorale, scontro Pd-Forza Italia su innalzamento al 38%, salva-Lega e parlamentarie.
La dialettica sulla legge elettorale rischia di allungare i tempi della riforma. Cosa che Matteo Renzi vuole evitare: “Se qualcuno vuole far saltare tutto, lo faccia a viso aperto e lo spieghi al paese”. “Per quanto riguarda me – aggiunge Renzi – e i miei presunti incontri di oggi (Berlusconi ndr), io sono a Firenze a inaugurare la nuova pista ciclabile di via Malibran”. Ma in serata l’Agi parla di una telefonata tra i due (non smentita) e rilancia l’ipotesi di un incontro nei prossimi giorni.
Il sindaco di Firenze ha poi aggiunto: “Ieri ho chiesto ai nostri deputati di ritirare gli emendamenti per far cadere ogni alibi sulle divisioni interne. Bene adesso tocca al Parlamento”. “Personalmente – avverte Renzi – non mi farò ingabbiare nelle stanche liturgie della politica tradizionale: le carte sono in tavola, nessuno può bluffare”. Intanto sugli emendamenti alla riforma della legge elettorale, il presidente della commissione Sisto dice: “Allo stato solo il Pd ha ritirato i propri emendamenti, non Forza Italia; nulla esclude che altri gruppi potranno ritirarli”.
Acque agitate in casa democratica. Il segretario Renzi aveva puntato tutto sull’accordo con Berlusconi sulla legge elettorale. Di “profonda sintonia” aveva parlato all’uscita dal Nazareno (sede nazionale del Pd, nella quale si era tenuto il faccia a faccia trai due leader). Ma Forza Italia avrebbe cambiato l’idea sul premio di maggioranza: “no al 38%” fanno sapere dal partito del Cavaliere. E così Renzi si troverebbe schiacciato dalla smentita dei forzisti, da una parte, e dal fuoco interno della minoranza dem che non hanno sopportato né l’accordo né l’interlocutore.
Eppure il lavoro di Renzi aveva dimostrato i suoi frutti in casa dem: i deputati democratici, non schierati totalmente col sindaco di Firenze, è risaputo, avevano ritirato 32 emendamenti su 35 (extra accordo Renzi-Berlusconi) alla proposta di modifica del ‘porcellum’, di fatto prostrandosi verso il nuovo corso politico renziano. Ma la ‘vittoria’ interna al maggior partito di centro sinistra è risultata secondaria dal momento che Forza Italia avrebbe posto delle nuove condizioni: anzitutto la clausola ‘salva Lega’.
Vento di ritorno alle vecchie alleanze in casa FI. Questo codicillo ‘aiuta-carroccio’ sarebbe un’eccezione territoriale alla soglia del 5%. Quasi identico a quello proposto dalla Lega Nord tra gli emendamenti. “Potranno entrare in Parlamento”, dice la postilla leghista “quei partiti che, pur non avendo superato la soglia del 5%, hanno tuttavia ottenuto una media di almeno il 7% dei voti in sette circoscrizioni”. FI aveva proposto l’8% a posto del 7%.
Tornando alla dialettica Pd-Fi, proprio stamane, al fine di fare luce sul modus operandi da adottare, si è tenuto un incontro tra Renzi e Denis Verdini, ex coordinatore nazionale del Pdl ed ora membro di FI. Qui il berlusconiano si è mostrato favorevole alla discussione sull’innalzamento dal 35% al 38% per accedere al premio di maggioranza, ma ha fatto muro sull’ipotesi di abbassare di un punto percentuale (dal 5% al 4%) la soglia di sbarramento per entrare in Parlamento. La volontà è ovvia: evitare i ricatti dei partitini.
Sul premio di maggioranza innalzato dal 35% al 38% però, sono arrivate subito le smentite dei forzisti: da Brunetta alla Santanchè, passando per il diretto interessato, Verdini, che ha dichiarato: “in relazione ad alcune ricostruzioni giornalistiche, preciso che è destituita di fondamento ogni ipotesi di accordo diverso da quello stipulato fra il presidente Silvio Berlusconi e il segretario del Pd, Matteo Renzi”. Concludendo: “sono quindi false le notizie circa una modifica al rialzo della soglia del 35 per cento per assegnare già al primo turno il premio di maggioranza”.
E’ logico che questa smentita unilaterale (la sola FI ha screditato quest’ipotesi di elevazione del premio di maggioranza, tale da poter già assegnare al primo turno) porterebbe ad uno stallo Pd-FI, fatale per il futuro dell’Italicum. Ecco perché si pensa che da qui a 48 ore dovrebbe tenersi un nuovo incontro Renzi-Berlusconi. Partono le accuse: il partito nato nel 1994 e rifondato nel 2013 fa sapere che per “problemi del Pd”, interni quindi, l’approdo della legge elettorale nell’aula di Montecitorio potrebbe slittare dal 29 gennaio a data da destinarsi. Ma di questo rinvio ne parleranno oggi i capogruppo alla Camera.
Un altro punto sul quale lo scontro Partito Democratico – Forza Italia è vivo più che mai sono le primarie per la scelta dei candidati parlamentari. Renzi aveva chiesto l’obbligatorietà di queste mini primarie, immediatamente silurata dai forzisti. Un duro colpo per Renzi che avrebbe chiesto ai suoi di trasformare l’obbligatorietà in discrezionalità, quindi con la possibilità pe i partiti di scegliere se fare o meno le primarie per i parlamentari (una elezione primaria già sperimentata nel dicembre 2012 dal Partito Democratico con un grande successo: oltre un milione i votanti, ndr). Insomma l’accordo Pd-FI sembra reggere sempre meno e più ci si avvicina alla discussione parlamentare più altri focolai di proteste sembrano poter nascere: un esempio su tutti sono i 60 emendamenti del Movimento 5 Stelle che avrebbe presentato tra Montecitorio e Palazzo Madama.
Daniele Errera