Håkon Juholt lascia la guida dei socialdemocratici svedesi
I socialdemocratici svedesi hanno deciso di staccare la spina: Håkon Juholt non guiderà più il partito. Le dimissioni sono arrivate la scorsa settimana nel corso di una conferenza stampa a Oskarshamn. “Lascio la mia carica con effetto immediato” ha annunciato Juholt, messo di fronte al fatto non c’erano più le condizioni perché proseguisse il suo lavoro.
[ad]In effetti, queste condizioni non c’erano più da tempo. Mesi orribili, quelli vissuti dai laburisti svedesi: l’autunno e l’inverno sono stati un susseguirsi di docce gelide, con i sondaggi a registrare una vera e propria caduta libera. Juholt ci ha messo molto del suo: incapace di guidare un partito che attraversa una fase delicatissima; travolto da uno scandalo alla fine dell’estate, quando si è scoperto che aveva intascato rimborsi senza averne pieno diritto. Pochi soldi, quelli su cui aveva messo le mani, ma abbastanza da scatenare il terremoto. Juholt si è ritrovato in breve senza la fiducia degli esausti e delusi elettori socialdemocratici. E ha trascinato nel baratro anche il partito.
I vertici laburisti hanno provato inutilmente a tenere dritto il timone in mezzo a questa tempesta ma alla fine ha prevalso il buon senso: a Juholt è stata indicata la porta. Che la sua esperienza alla guida del partito fosse giunta al termine lo si era capito già ieri. La riunione dei vertici laburisti tenutasi in questi giorni, infatti, era lo spartiacque: e col passare delle ore tutti i nodi erano venuti inevitabilmente al pettine.
Eppure lui era arrivato all’esame decisivo cercando di tenere alto il (suo) morale. “Chiederò al partito di continuare a sostenermi: penso che sarò io a guidare i socialdemocratici alle elezioni del2014”. Non sarà così. La base è arrivata allo scontro finale con un umore nerissimo. Da tempo, del resto, erano in tanti a chiedere la testa di Juholt. E negli ultimi giorni anche alcuni membri di spicco avevano cominciato ad abbandonarlo. Una situazione che l’europarlamentare socialdemocratica Marita Ulvskog al quotidiano Aftonbladet aveva definito ‘complicata’. Ancora più chiara era stata Carin Jämtin, segretario di partito, che venerdì scorso aveva detto che i laburisti stavano vivendo la crisi più profonda della loro storia.
I distretti di Örebro, Sörmland e Västmanland erano stati i primi a prendere posizione già giovedì: Juholt deve dimettersi. Altri si erano messi sulla stessa posizione nelle ore successive. Giovedì sera, però, sembrava che Juholt fosse sulla strada giusta per rimanere al suo posto, in una sorta di miracolo politico che ne avrebbe decretato la sopravvivenza: alcuni membri di vertice avevano detto che intendevano continuare a sostenerlo. Un’illusione: nel giro di poche ore, tra venerdì e sabato, la situazione è precipitata. O meglio: si è chiarita. Impossibile non ascoltare le richieste di una parte così larga del partito, impossibile negare uno scontento troppo evidente, impossibile andare avanti così. Anche perché, mentre i laburisti cercava una soluzione al suo interno, all’esterno i media continuavano a sparare a zero su un partito incapace di gestire il malcontento, incapace di arrivare a una sintesi condivisa, incapace di far diventare una forza anziché una debolezza i dibattiti e le idee diverse. Per intenderci, basta riportare il quesito che il quotidiano Aftonbladet (tra i più autorevoli di Svezia, se non il più autorevole) poneva all’opinione pubblica: “Il punto non è se i socialdemocratici abbiano fiducia in Juholt. Il punto è: i socialdemocratici hanno fiducia in loro stessi?”.
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