La guerra, le crisi sociali, i conflitti sono costituiti da avvenimenti. Di questa guerra sud sudanese ve ne racconto uno che ho trovato significativo.
Ospedale di Yirol. Il dottor Enzo Pisani fa preparare la sala operatoria. Piccola ma efficiente, sufficiente ad operare un giovane di etnia nuer (cioè avversaria ai dinka del presidente) ferito da un colpo di arma da fuoco ad un piede. Un soldato che assieme ad altre migliaia di volontari stava per attaccare la capitale Juba.
Sono stati fermati, lui nella battaglia è stato ferito e si è nascosto nel bush. Ha preferito rischiare, soffrire il dolore della sua ferita piuttosto che consegnarsi ai suoi avversari etnici che lo avrebbero certamente finito. Ha resistito tredici giorni, poi non riusciva più a camminare, si è fermato ed è stato trovato. Sorprendentemente non è stato linciato, anzi chi lo ha trovato lo ha aiutato a raggiungere l’ospedale che lo ha preso sotto la sua protezione, che addirittura lo cura.
Il dottor Pisani valuta la ferita ampiamente curabile. Bisogna fare un piccolo intervento, ripulire bene, mettere i punti e prevenire con antibiotici una eventuale infezione. Viene portato in sala operatoria. In ospedale si sparge la voce. Ci sono molti soldati dell’esercito ricoverati con le loro famiglie e quando esce dalla sala operatoria pretendono che il medico lo consegni a loro.
“Dovevano dirmelo prima che lo operassi”, scherza il dottor Pisani. “Qui non abbiamo punti di sutura, tempo, garze, antibiotici da sprecare per curare un paziente da uccidere”. Con calma, parole concilianti ma ferme dice alla folla che l’uomo è sotto la sua protezione e che non lo consegnerà.
La situazione diventa tesa. I pazienti ricoverati diventano una folla minacciosa. Il giovane nuer non spera in un altro colpo di fortuna. Ma il dottor Pisani qui è una autorità e poi non è tipo da far uccidere qualcuno, lui, che qui ne ha salvati a decine…
Improvvisamente la soluzione. Dal governo – qualcuno dice addirittura dal presidente in persona – arriva l’ordine di proteggere il giovane nuer. Così le autorità locali devono intervenire e portare il giovane nuer in un luogo sicuro e segreto. L’ordine del presidente è chiaro: quel giovane servirà al governo per dimostrare che i ribelli, mentre era in vigore il coprifuoco, avevano mantenuto in piedi tutte le loro attività belliche, anzi che puntavano in alto, all’attacco della capitale.
Ecco, anche la guerra, anche le grandi dinamiche sociali e politiche hanno bisogno degli insignificanti individui che vi partecipano. Non saprò mai che fine avrà fatto quel giovane nuer. La storia lo ha usato, gli ha assestato un colpo di fortuna, lo ha mantenuto in vita, ma poco dopo lo ha gettato di nuovo nelle mani dei nemici. La guerra non guarda in faccia nessuno, è una brutta bestia, usa le vite dei singoli, con cinismo, con ferocia, con crudeltà.