Il Giorno del Ricordo in memoria delle vittime del massacro delle Foibe scivola tra cerimonie solenni, atti vandalici, commozione e polemiche.
La giornata si è aperta con la cerimonia alla Foiba di Basovizza, sull’altopiano carsico. Una tragedia, quella delle Foibe, che il sindaco di Trieste Roberto Cosolini ha definito “parte della storia d’Italia”.
Le più alte cariche dello Stato si sono riunite a Roma, a Palazzo Madama: dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano al premier Enrico Letta, passando per i presidenti di Camera e Senato, Laura Boldrini e Pietro Grasso. Con loro anche il presidente dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, Antonio Ballarin.
“Con intensa e profonda commozione sono oggi qui, insieme a voi, per ricordare una delle pagine più tristi che il nostro Paese, il nostro popolo ha vissuto: la tragedia della guerra, delle foibe, dell’esodo” ha commentato Grasso.
Tra 5.000 e 17.000 italiani trovarono la morte nelle foibe carsiche tra il 1943 e il 1945. Soprattutto cittadini di Trieste o italiani d’Istra, molti dei quali contrari all’annessione della Venezia Giulia alla Jugoslavia. L’esodo forzato della popolazione italiana proseguì per molti anni anche dopo la fine della guerra. È in loro memoria che nel 2004 è stato istituito per legge il Giorno del Ricordo.
“La popolazione italiana che apparteneva a quella regione fu quasi cancellata e di quell’orrore, per troppo tempo, non si è mantenuto il doveroso ricordo” ha ricordato Grasso: “Non possiamo dimenticare e cancellare nulla; non le sofferenze inflitte alle minoranze negli anni del fascismo e della guerra, né quelle inflitte a migliaia e migliaia di italiani”.
A Roma il Giorno del Ricordo è cominciato con la cronaca di un atto vandalico: il monumento nei pressi della stazione metro di Laurentina, periferia sud della Capitale, è stato imbrattato con della vernice bianca. Alcuni volantini sono stati ritrovati lì vicino. Titolo: “No alla Giornata del ricordo revisionista”.
“Nella giornata in cui le istituzioni e tutti i partiti politici si affannano a partecipare a manifestazioni celebrative del cosiddetto esodo giuliano-dalmata, noi insistiamo nel ricordare tutto” recitava il volantino, “a coloro che oggi parlano di ‘migliaia di infoibati’ senza straccio di prova storica, noi rispondiamo colpendo i simboli di questa operazione nazionalista e anticomunista. Noi oggi ricordiamo la nostra resistenza che fu quella dei partigiani italiani e jugoslavi che lottarono contro l’invasione nazi-fascista”.
Il gesto ha scatenato le reazioni negli ambienti del centrodestra romano. “Chi ha imbrattato il monumento ai martiri delle foibe, ha imbrattato la memoria di italiani trucidati. Inaccettabile” ha commentato Luciano Ciocchetti, leader del Movimento Idee più Popolari. “Imbrattati i monumenti ai martiri delle foibe, una vergogna che nasce dall’ignoranza. Occorre condanna ferma e unanime!”, ha dichiarato Andrea De Priamo, portavoce della Costituente di Roma Capitale di Fratelli d’Italia.
Su Twitter, il sindaco Marino ha informato di aver immediatamente mandato “una squadra a pulire il monumento di via Laurentina imbrattato nella giornata del ricordo delle Foibe”. Non abbastanza per mettere a tacere polemiche e veleni che vanno avanti da giorni. Il programma del Campidoglio per ricordare le vittime delle Foibe non piace al centrodestra, che già tre settimane fa aveva attaccato la decisione del primo cittadino di tagliare i fondi destinati ai viaggi della memoria in Istria e Dalmazia. Francesco Storace, tra i più severi, aveva etichettato Marino come un sindaco “smemorato e ignorante”.