Compravendita senatori, Bondi (Forza Italia) “Contattammo i comunisti”
Compravendita senatori, Bondi (Forza Italia) “Contattammo i comunisti”
“Il fine giustifica i mezzi”, scriveva Machiavelli nei primi anni del 500’. Un insegnamento talmente forte e radicato nella politica e nella società italiana che trova effetti e contestualizzazioni ancora oggi. L’ultimo modello di ‘machiavellismo’ fu l’iniziativa intrapresa da Berlusconi nel 2006 e venuta alla luce solo in questi giorni: i contatti coi comunisti al fine di far cadere il governo Prodi.
A raccontarlo lo scorso 21 gennaio è stato proprio uno dei fedelissimi del Cavaliere, l’ex coordinatore nazionale di Forza Italia Sandro Bondi. Un passato nelle file del Partito Comunista Italiano, per altro. Al processo sulla compravendita dei senatori, Bondi ha parlato ai giudici dei contatti presi col Pdci di Oliviero Diliberto. “I rapporti si cercarono con l’allora senatore comunista Ferdinando Rossi”. Bondi inizialmente ha dichiarato la sua completa estraneità col collega parlamentare, salvo poi ritrattare pur affermando di non aver mai offerto soldi.
“Non ho memoria di contatti finalizzati al cambio di schieramento politico di altri senatori dell’allora maggioranza che sorreggeva il governo Prodi, tra cui il senatore Rossi”. Woodcock e Piscitelli, i pm accusanti, non la pensandola così, mettono alle strette l’ex braccio destro del Cavaliere: “ora che lei mi cita questo nome – continua Bondi – mi sovviene che nel corso delle mie attività di coordinatore, sto parlando dei mesi di poco precedenti la definitiva caduta del governo Prodi, potrei avere incontrato questo senatore Rossi che ricordo essere un esponente dell’estrema sinistra e credo si chiamasse Fernando, vale a dire l’esponente del Pdci. Il contatto con il senatore Rossi era finalizzato a verificare la volontà, che espresse comunque nel nostro incontro, di far mancare la fiducia politica al governo Prodi”.
L’ex coordinatore nazionale FI specifica: “gli approcci con il senatore Rossi non ebbero – comunque – alcun risultato e non ci fu alcun momento in cui gli proponemmo un accordo economico, così come non ho memoria di proposte economiche rivolte ad altri esponenti della maggioranza, tra cui il senatore dell’Idv Giuseppe Caforio. Ritenemmo di finanziare il movimento del De Gregorio, poiché era radicato sul territorio, inoltre perché De Gregorio era molto attivo anche a livello internazionale e aveva già militato in Forza Italia”.
E’ comunque un’ulteriore tegola che cade sulla testa del leader di FI di fronte al Tribunale di Napoli, dove oggi comincia il processo. Woodcock e Piscitelli sono determinati. L’accusa è gravissima ed infamante: corruzione. Berlusconi e Lavitola (faccendiere vicino al Proprietario di Fininvest, ndr) avrebbero versato tre miliardi di euro, tra 2006 e 2008, all’allora senatore Sergio De Gregorio (eletto nelle fila dell’Italia dei Valori e poi passato all’opposizione a Prodi nel giro di un paio di mesi, ndr). A togliere ogni sospetto è stato proprio il diretto interessato quando ha dichiarato di essersi “venduto” per rendere difficile la vita al centro sinistra e di avere accettato altri soldi per diventare ‘azzurro’ (ovvero membro di Forza Italia, tanto da essere eletto nella successiva legislatura nelle fila del Popolo delle Libertà).
Tra i testimoni sono stati chiamati anche Romano Prodi ed Antonio Di Pietro. L’ex tesoriere di FI, Rocco Crimi, ha inoltre raccontato di aver partecipato ad una riunione con De Gregorio al fine di concludere il patto di passaggio da maggioranza ad opposizione e di aver poi “ricevuto presso il mio ufficio il testo sottoscritto da Bondi e De Gregorio senza indicazione di somme, unitamente ad una richiesta scritta del De Gregorio dove veniva indicata la somma di euro 300mila con l’indicazione delle coordinate bancarie del conto su cui accreditare l’importo”. I soldi arrivati a De Gregorio sono stati un miliardo (alla luce del sole) più due miliardi (in nero). Per questo ha patteggiato la pena a venti mesi. E’ certo, però, che la pena politica per aver contribuito a far cadere un governo legittimamente votato dagli italiani, sebbene eletto di misura, non la pagherà mai. Per quelle colpe non ci sono condanne tangibili.
Daniele Errera