Marò, Unione Europea “Inaccettabile vedere l’Italia come un Paese terrorista”
Intervento chiaro, forse solo un po’ tardivo, quello di Catherine Ashton, capo della diplomazia dell’UE, sul caso dei marò. Dopo che le dichiarazioni di Syed Akbaruddin, portavoce del ministero degli esteri indiano, avevano rappresentato l’ennesima doccia fredda per il governo Letta – le autorità indiane hanno deciso di giudicare i due marinai italiani secondo le normative anti-terrorismo e anti-pirateria: anche se Girone e Latorre non rischiano più la pena di morte, potrebbero essere condannati a 10 anni di reclusione.
L’accusa indiana di terrorismo, nei confronti dei due sottufficiali, “significa vedere l’Italia come un paese terrorista e questo è inaccettabile”, così Lady Ashton ha risposto all’eurodeputato del Pd Antonio Panzeri che la incalzava durante l’audizione della Commissione Affari Esteri al Parlamento europeo.
La questione dei marò “non è profondamente inquietante solo per l’Italia, ma è davvero allarmante per tutti i governi dell’Unione Europea e l’ho detto durante il Consiglio Esteri di ieri” ha precisato la Ashton, in più, ha fatto sapere che la posizione della Comunità di Bruxelles, è stata comunicata ufficialmente al governo indiano, in tono “vibrato”.
Infatti – dopo aver dichiarato che giudicare i fatti, avvenuti nelle acque internazionali a largo di Kerala due anni fa, secondo le leggi anti-terrorismo comporterà “delle gravi implicazioni per tutte le operazioni anti-terrorismo in cui operiamo come UE e come paesi individuali” – la Ashton ha detto che “il messaggio è stato mandato vivo e chiaro tramite la nostra delegazione, io lo sto mandando sia verbalmente sia in forma scritta”.
Il capo della diplomazia europea ha affermato di aver incontrato diverse volte il Ministro degli Esteri indiano e di nuovo, lo scorso fine settimana, il consigliere per la sicurezza nazionale di New Dehli: adesso, ha concluso la Ashton, “continueremo ad agire con i nostri colloqui” per affermare le ragioni dei militari italiani, in pratica, accusati di essere “pirati”.
Gugliemo Sano