Letta mai così simile a Renzi, una chiave di lettura
Letta mai così simile a Renzi, una chiave di lettura
Il Presidente del Consiglio in carica, almeno per oggi, non sarà Matteo Renzi. Ma abbiamo motivo di consolarci: il nuovo Enrico Letta uscito da Palazzo Chigi risulta essere fortemente ‘renzizzato’.
Detta così, sembra un paradosso. Dopo giorni di fuoco e scaramucce e schermaglie, il rapporto tra i due protagonisti principali della scena politica italiana è infatti ai minimi storici. E’ vero poi che durante la conferenza stampa di ieri Letta sprezzante non ha mai esplicitamente fatto il nome del suo rivale, ed è vero anche che non si è risparmiato qualche bordata proprio nei confronti del segretario.
Da “Il Pd ha chiesto e deciso di votare prima la legge elettorale: se perdita di tempo c’è stata, non è stata colpa mia”, passando per “Io propongo un metodo con un basso tasso di protagonismo e un alto tasso di concretezza”, fino ad arrivare all’inequivocabile “Ognuno deve pronunciarsi e dire che cosa vuole, specie chi vuole venire al posto mio”. Tutto giusto.
Ma il modo in cui si è approcciato il Presidente del Consiglio alla selva di telecamere e microfoni, e soprattutto i contenuti del suo discorso e del suo ‘Impegno Italia’, fanno pensare ad una preciso avvicinamento al segretario Pd.
Partiamo dal documento di 58 pagine portato in sala stampa e consultabile sul sito del Governo. Il foglio Excel coniato da Renzi è qui riformulato in una serie di obiettivi con relative scadenze, il cosiddetto timing. Non ci sono celle, ok, ma in chiusura spunta una bella ‘matrice’, una tabella di sintesi con in ordine azione, obiettivi, strumenti, amministrazione responsabile e data di presentazione.
Letta teorizza 50 punti tondi, che toccano il lavoro, il fisco, il territorio, l’impresa e che includono parecchie issues care al sindaco di Firenze. Come ignorare l’eco che conduce a Renzi e alla porta della sua segreteria nel riferimento ai 30 miliardi di risorse da destinare alla riduzione delle tasse sul lavoro, ai 13 miliardi derivanti dai tagli alla spesa pubblica, alla sicurezza nelle scuole, allo Ius Soli, alla disciplina dei diritti delle coppie?
L’inversione di tendenza a cui aspira Letta somiglia tanto al cambio verso di matrice renziana anche nella forma. Il tono è diretto, “franco”, che degenera a volte nel colloquiale, nel pop: la battuta “Io sono sereno, anzi zen” ha spaccato Twitter entrando nei trending topics in un batter di refresh, e non è mancato nemmeno un riferimento calcistico. Il Premier ha infatti rispolverato il motto del Liverpool “You’ll never walk alone” già citato all’Assemblea Pd di maggio: da milanista che ha subito la batosta di Istanbul, un autogol che forse il viola Renzi non avrebbe commesso.
Insomma, tranne l’accento fiorentino, sembra che Letta abbia fatto in modo di apparire il più possibile affine al proprio segretario. Chissà se al Pd, e al Parlamento e al Paese, piacerà questo Premier così renziano. Oppure deciderà di prendersi l’originale.
Giordano Giusti