Alla scoperta della psicologia sportiva
Nello sport moderno sta acquistando sempre più interesse una materia a tratti misteriosa ma molto affascinante, la psicologia sportiva. E così, accanto al preparatore atletico, ecco comparire la figura dello psicologo sportivo, incaricato a lavorare “sulla testa” dell’atleta. Abbiamo chiesto al Dr. Salvo Russo, grande esperto in materia e fondatore del sito www.psicologiasportiva.it, di accompagnarci in questo viaggio alla scoperta della psicologia sportiva.
-Buonasera Dottore. Ci parli un po’ della psicologia sportiva e del perché sempre più atleti si rivolgono a lei.
“Si comincia a parlare di psicologia sportiva in tempi piuttosto recenti. Nasce nel 1965 in occasione del primo Congresso Mondiale di psicologia dello sport tenutosi a Roma e voluto fortemente da uno psichiatra italiano, Ferruccio Antonelli. La psicologia sportiva, materia vastissima che interessa più discipline, si occupa principalmente di tutti gli aspetti psicologici connessi all’attività sportiva e motoria. E’ una specializzazione della psicologia applicata e delle scienze dello sport. In Italia per diventare psicologi sportivi, bisogna anzitutto laurearsi in psicologia, quindi proseguire il percorso accademico con un’apposita specializzazione. L’albo Spopsam contiene l’elenco di tutti gli operatori in psicologia dello sport e attività motorie sul territorio nazionale.”
-Molti sportivi e non, si rivolgono al mental coach. Un po’ una moda..
“La psicologia dello sport richiede un iter formativo codificato e riconosciuto dalle società scientifiche internazionali. Questo non si può sempre dire per il percorso formativo dei mental coach. Molti di essi sono ottimi professionisti, ma ci sono anche improvvisati specialisti del mentale. Quindi suggerirei, ad un atleta di qualsiasi livello che vuole farsi assistere psicologicamente, di informarsi molto bene sulla formazione professionale della persona scelta. In passato è capitato a molti atleti di scoprire solo dopo di essersi rivolti a persone per nulla qualificate..”
-Come si prepara l’atleta ad un evento sportivo?
“L’atleta deve avere una routine pregara individualizzata, cioè una serie di azioni da ripetere sempre per trovare la concentrazione. Il nostro obiettivo è quello di far aumentare nell’atleta la consapevolezza di potercela fare e che ha tutte le potenzialità per trionfare. L’atleta deve raggiungere durante la gara il cd. stato di flusso: in questa particolarissima condizione si prova una forte sensazione di controllo e non si percepisce nulla di quanto avviene all’esterno. L’atleta deve riuscire ad entrare in questo stato di flusso.”
-L’atleta moderno deve anche saper comunicare. Come gestire giornalisti, tifosi e social network?
“La comunicazione è fondamentale: l’atleta deve saper comunicare bene con tutti se vuole farsi amare, anche se ci sono dei difficili contesti dove bisogna ridurre i contatti con la stampa. L’atleta, in tutte le sue dichiarazioni, deve essere coerente se vuole essere credibile. E poi c’è il rapporto con i tifosi, importantissimo visto che il tifo può diventare il 12° uomo in campo. Infine i social network: bisogna aiutare gli atleti più giovani a saper chiudere la porta col mondo esterno. Troppi tweet possono essere pericolosi.”
-Conte, arrabbiatissimo per la prestazione dei suoi giocatori, subito dopo il rocambolesco pareggio contro il Verona, ha cancellato il giorno di riposo. La Juve tornerà più forte di prima?
“Il tecnico juventino ha uno stile di leadership altamente autoritaria. Ai suoi giocatori fa capire subito che, se si vogliono ottenere grandi risultati, non c’è altra soluzione se non il rispetto delle regole che impone, anche se talvolta bizzarre. E’ un tecnico molto concentrato sul presente, sul proprio lavoro e che pare non volersi interessare ai rapporti al di fuori dello spogliatoio con i propri giocatori. La coesione di un gruppo si vede in questi momenti di difficoltà, nei quali ognuno è chiamato ad ammettere le proprie responsabilità davanti a tutti. Se la squadra è vincente, saprà rialzarsi subito.”