INTERVISTA Rotondi guiderà il centrodestra? “Sono pronto, ma si vota tra qualche anno”
Sulle agende di alcuni esponenti politici è appena comparsa una data cerchiata in rosso (o, a voler essere scaramantici, in azzurro): in quella mattina, all’hotel Parco dei Principi a Roma, una neonata Unione dei movimenti popolari formalizzerà la candidatura di Gianfranco Rotondi alla guida del centrodestra, con o senza lo strumento delle primarie.
L’iniziativa è più loro che sua, nel senso che gli organizzatori indicheranno a lui “le priorità che il movimento esige nella definizione del programma di governo”, ma certamente rappresenta il punto di partenza di un cammino che potrebbe toccare varie aree d’Italia. E’ lo stesso Rotondi a confermarci questo progetto, che al di là delle ambizioni personali vuole “rompere un tabù” e far uscire allo scoperto altri possibili candidati. Anche perché – è l’esponente forzista a dirlo – la prospettiva del voto sembra allontanarsi di molto, soprattutto se Renzi dovesse andare al governo.
Onorevole Rotondi, in Rete si parla di lei come candidato alle primarie per il centrodestra: si è riaperta la stagione delle primarie anche da quelle parti?
Mah, io non parlerei di primarie: le primarie sono una modalità. Qui bisogna dire con concretezza chi nel centrodestra è pronto a dire: «Datemi il volante».
E lei è pronto?
Fin qui io sento il mio amico – e non lo dico democristianamente, lo è davvero – Angelino Alfano che dice: «Noi del Nuovo Centrodestra vogliamo le primarie». Ma, appunto, è una modalità, non ho ancora sentito Angelino dire: «Eccomi qua, sono pronto a fare il Presidente del Consiglio». Forse non lo dice perché noi diremmo: «Ma allora, se sei pronto a guidarci, perché non vieni subito con noi?»
Con «noi» intende Forza Italia?
Certo. Anche in Forza Italia, sì, il leader è Berlusconi, ma è legittimo che ci siano pure altri politici che dicono: «Io sono pronto».
E in più Berlusconi in questo momento non è candidabile…
Mah, in questo momento io mi auguro che ci siano tutte le condizioni perché lui possa essere ricandidato, ma penso che a lui farebbe piacere che ci fosse anche qualche altro che dica: «Se serve, sono qui».
Magari solo come disponibilità, visto che anche nel 2012 qualcuno si era fatto avanti ma poi il capo è rimasto Berlusconi…
Vede, un partito è vivo se c’è chi mette in campo un’ambizione che può anche essere velleitaria o folle, ma qualche volta ci vuole pure un po’ di follia nella vita politica.
Quindi dobbiamo prepararci a un governo Rotondi?
No, dovrei prepararmi io: voi dovreste prepararvi a valutare se è una soluzione praticabile per il centrodestra. Ovviamente io auguro al centrodestra che ci sia di meglio: sono pronto all’avventura, ma spero che il confronto sia tra persone che abbiano pari e maggiore attendibilità. Non entro persuaso che sia scontata la mia vittoria: entro per rompere un tabù, ma ci entro sul serio. Lanciamo la candidatura e cominceremo a presentarla sul territorio.
Di questo ha parlato con Berlusconi?
Ma Berlusconi lo sa, non è una cosa di cui dobbiamo parlare. Poi Berlusconi è un uomo politico pragmatico, affronta i problemi quando c’è da prendere la decisione: io voglio fare un lavoro che lo convinca che è una decisione praticabile. Pensavo di avere davanti pochi mesi, invece mi sa che c’è qualche anno ancora…
Beh, se lei crede che si voti tra qualche anno è già una notizia.
Anche se si farà il governo Renzi, io mantengo la data del 1° marzo: lì si comincia un lavoro che non importa se debba essere completato in qualche mese o in qualche anno, ma radichiamo nel paese una proposta positiva nuova.
L’emblema che avete usato per distinguere l’evento, Ump, è tutto un programma…
No, non è mio l’emblema: è un lavoro che stanno facendo in assoluta autonomia da me i gruppi che si sono ritrovati a settembre nel lancio della mia candidatura. Ci sono forze di tradizione democristiana, alcune più di destra, soggetti individualmente interessati.
Chi ha coniato nome e simbolo?
Posso essere sincero fino in fondo? Non lo so bene: mi hanno invitato dicendo che avrebbero declinato le priorità che, secondo loro, il candidato premier deve considerare. Essendoci amici e gruppi che fanno capo a Forza Italia, alla Destra, ad altri partiti (persino la Lega) o slegati da partiti, la loro idea è quella di ritrovarsi sotto un emblema che non sia di nessun partito e hanno scelto l’Ump, che richiama in modo anche visiva il partito di Sarkozy, ma mi pare che sia un modo per definire quello che è il progetto politico della mia candidatura, cioè l’idea di chiudere la transizione con una proposta politica che santifichi il passaggio dalla Democrazia cristiana al centrodestra, tutto attaccato.
Un passaggio ammazzatrattini, insomma.
Esatto. Il richiamo al centrodestra francese mi piace, perché indica la strada già percorsa da un paese che ha avuto una robusta Democrazia cristiana, il cui blocco sociale è transitato, con dinamiche variabile, nel gollismo.