La Commissione Europea ha reso noto il pacchetto di infrazioni del mese di dicembre. Attraverso provvedimenti sanzionatori, la Commissione intende proteggere i cittadini e le imprese d’Europa di fronte alla mancata applicazione del diritto comunitario.
L’Italia è fra i Paesi che hanno ricevuto il maggior numero di provvedimenti per inadempimento degli obblighi previsti dal diritto dell’Unione Europea. Sono ben sette i settori per cui la Commissione ha deciso di punire l’Italia.
L’inquinamento da nitrati di origine agricola
Con l’invio di una lettera di costituzione in mora complementare, la Commissione ha invitato il nostro Paese a proteggere le proprie acque dall’inquinamento da nitrati di origine agricola.
Già a novembre 2018, Bruxelles aveva riscontrato alcune problematiche legate alla stabilità della rete di monitoraggio dei nitrati e alla designazione di aree vulnerabili a queste sostanze. Roma era inoltre stata invitata ad adottare misure per conseguire gli obiettivi della direttiva sui nitrati in diverse regioni.
Le perplessità della Commissione
Benché vi siano stati alcuni progressi, la Commissione sostiene che persistano diverse criticità. A queste, si sono aggiunte nuove problematiche, tra cui la mancata revisione di alcuni programmi d’azione regionali. L’Unione Europea ha concesso a Roma due mesi per adeguarsi alle disposizioni europee. Se l’Italia non dovesse mostrare risultati soddisfacenti, la Commissione potrebbe inviare un parere motivato.
Le concessioni balneari
Con l’invio di una lettera di costituzione in mora, la Commissione ha punito l’Italia per non aver garantito la trasparenza e la parità di trattamento in merito alle concessioni balneari. L’Unione Europea ritiene infatti che l’Italia abbia limitato la competizione per l’accesso a tali risorse limitate, impedendo in tal modo l’innovazione e la concorrenza leale. La conseguenza delle azioni italiane è stata una evidente riduzione dei vantaggi per consumatori e imprese.
La Commissione ha concesso all’Italia due mesi per rispondere alle argomentazioni sollevate, trascorsi i quali Bruxelles potrebbe inviare un parere motivato.
Il servizio di telepedaggio
La Commissione ha richiamato l’Italia per non aver rispettato gli obblighi europei in merito all’accettazione di fornitori del servizio europeo di telepedaggio (SET) nei settori sottoposti a pedaggio.
Le pratiche messe in atto dall’Italia hanno impedito la creazione di un mercato comune per i servizi SET in Europa, non permettendo il conseguimento dell’interoperabilità per gli utenti.
L’Italia ha due mesi per rispondere alle argomentazioni formulate dalla Commissione. Se la risposta italiana non sarà giudicata soddisfacente, la Commissione potrà inviare un parere motivato.
La sicurezza delle gallerie
La Commissione ha riscontrato che l’Italia non rispetta pienamente le disposizioni relative alla sicurezza dell’infrastruttura e all’esercizio delle gallerie.
L’Italia non ha rispettato la totalità delle prescrizioni previste dalla direttiva 2004/54/CE, che si applica a tutte le gallerie della rete stradale trans-europea di lunghezza superiore a 500 metri.
Il nostro paese ha tempo due mesi per informare Bruxelles in merito agli interventi posti in essere per rimediare alla situazione. Se la Commissione dovesse giudicare tali misure non idonee, il caso potrebbe essere deferito alla Corte di giustizia dell’Unione Europea.
Mandato di arresto europeo
Una lettera di costituzione in mora è stata inviata dalla Commissione all’Italia a causa del recepimento incompleto e/o non corretto della decisione quadro sul mandato di arresto europeo (2002/584/GAI). In base a tale decisione quadro, se un giudice o magistrato di uno Stato membro emette un mandato di arresto e di detenzione di una persona sospettata di aver commesso un reato grave, tale mandato è valido in tutto il territorio dell’Unione. Un’incompleta o carente ricezione delle disposizioni europee riduce fortemente l’efficacia del mandato di arresto europeo.
I Paesi che la Commissione ha sanzionato con la lettera hanno riservato un trattamento di favore ai propri cittadini rispetto ai cittadini di altri Stati membri. Per evitare l’invio di un parere motivato, l’Italia ha sessanta giorni per implementare misure che pongano rimedio alle carenze riscontrate.
La prestazione energetica nell’edilizia
L’Italia ha ricevuto una lettera di costituzione in mora per non aver presentato la strategia nazionale di ristrutturazione a lungo termine, che la Commissione richiedeva entro il 10 marzo 2020. La direttiva 2010/31/UE stabilisce le misure politiche e la mobilitazione finanziaria necessarie per decarbonizzare il parco immobiliare esistente entro il 2050.
La prestazione energetica nell’edilizia è una componente di primo piano della strategia per decarbonizzare il continente. Il settore edilizio è il maggiore consumatore di energia in Europa ed è responsabile del 36% delle emissioni di gas a effetto serra prodotte nell’Unione.
L’Italia deve adempiere ai propri obblighi entro febbraio 2021. Se ciò non dovesse accadere, la Commissione potrebbe procedere con l’invio di un parere motivato.
Condizioni di lavoro nel settore pubblico
la Commissione ha inviato all’Italia una lettera di costituzione in mora complementare, per le condizioni di lavoro nella pubblica amministrazione. È stato riscontrato che i lavoratori italiani del settore pubblico non sono sufficientemente tutelati contro la discriminazione e l’utilizzo abusivo della successione di contratti a tempo determinato.
Tra le categorie più discriminate, la Commissione ha individuato: insegnanti, operatori sanitari, lavoratori del settore dell’alta formazione artistica, musicale e coreutica, personale di alcune fondazioni di produzione musicale, personale accademico, lavoratori agricoli e volontari dei vigili del fuoco.
L’Unione ha riscontrato che a tali lavoratori sono riservate condizioni lavorative meno favorevoli rispetto ai lavoratori a tempo indeterminato. Inoltre, il nostro Paese ha adottato insufficienti misure per impedire discriminazioni in relazione all’anzianità.
La procedura di infrazione è stata avviata già nel luglio 2019, senza che l’Italia abbia saputo porre rimedio alle carenze riscontrate da Bruxelles. A Roma sono stati concessi due mesi per ottemperare alla direttiva 1999/70/CE del Consiglio.