Due rassicuranti certezze della Terza Repubblica
A Matteo Renzi sarà probabilmente tornata in mente quella frase del Divo Giulio: “Il potere logora chi non ce l’ha” e, così, pur avendo ripetuto il contrario per settimane, rottama Letta. Il governo cade, dopo poco più di nove mesi, né per l’uscita di Forza Italia dalla maggioranza né per l’intransigente opposizione grillina. Letta è costretto a dimettersi perché il segretario democratico ha deciso che è finalmente arrivata l’ora di cambiare il Paese.
Ai comuni mortali, sorge un dubbio: come pensa di farcela Renzi? Il sindaco di Firenze crede di uscire dalla palude con i voti di Alfano e Casini? Se così fosse, allora bisognerebbe avere il coraggio di dire che il problema non stava nella maggioranza parlamentare che ha sostenuto il governo ma nella persona che l’ha guidato.
Un altro scenario è, però, più credibile: per continuare con Andreotti, “a pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca”. Il leader democratico ha probabilmente realizzato che Berlusconi può ancora vincere e, forse, ha iniziato a temere che la ripresa economica data per imminente avrebbe legittimato Letta ad andare avanti, ben oltre la prossima primavera, allontanando la sua ascesa a Palazzo Chigi.
Né lo stile e il linguaggio né le idee di Renzi e dei suoi “fedelissimi” hanno mai convinto. Ciò che è accaduto in questi giorni ha dimostrato la fondatezza dei dubbi già espressi. Letta col suo understatement, lascia la scena alla sfacciata e semplicistica retorica di questi homines novi. Tutto cambia: eppure l’arrivo della Terza Repubblica porta un paio di certezze. Perché né la subdola ipocrisia della peggiore tradizione democristiana né la vuota apparenza dell’era berlusconiana saranno archiviate. Quell’idea di sinistra in cui si credeva, forse, non è mai esistita.
Andrea Enrici