INTERVISTA Paolo Vitelli (Scelta Civica) “Diamo una chance a Renzi”
Parolo Vitelli è deputato di Scelta Civica. Del partito fondato dall’ex premier Mario Monti, Paolo Vitelli è componente della direzione nazionale con la responsabilità alle Attività Produttive e Sviluppo.
D. Partiamo dall’attualità: come giudica il cambio alla guida del Governo tra Letta e Renzi?
R. Positivo nella sostanza, non nella forma: nella sostanza perché il governo Letta ha fatto molto poco, soprattutto per la ripresa economica. Anche il programma presentato giovedì sera era privo di riferimenti sui tempi e modi di attuazione. Negativo nella forma perché il cambio alla guida del governo è avvenuto attraverso una decisione adottata all’interno del PD, con un procedimento inusuale: Renzi arriva a Palazzo Chigi non passando per le urne, magari subito dopo l’approvazione di una nuova legge elettorale, come da lui promesso nelle primarie.
D. A proposito di Renzi: cosa pensa del Job Acts presentato dal segretario del Pd sul tema del lavoro?
R. Per ora il Job Acts è una serie di titoli piuttosto che un piano articolato e dettagliato. Nelle sue linee generali è condivisibile soprattutto nella parte che riprende la riforma Ichino e cioè l’adozione di un codice del lavoro semplificato e comprensibile all’estero, e il contratto di inserimento a tutele progressive. Per dare una valutazione esaustiva occorrerà tuttavia conoscere il piano nel dettaglio per capire ,ad esempio, se la proposta di estendere gli ammortizzatori sociali con un “assegno universale” per chi perde il posto di lavoro che copra anche chi oggi non ne avrebbe diritto, sia poi realizzabile date le limitate risorse a disposizione.
D. In tema di sviluppo e crescita delle imprese tra le proposte da lei elaborate ci sono quelle sui voucher, sull’utilizzo dei cassaintegrati per lavori socialmente utili ed il taglio dell’Irap. Quale di queste sue proposte ritiene che il Governo Renzi possa rilanciare per prima? E perchè?
R. Ritengo che il taglio dell’irap, attuato attraverso le risorse recuperate dall’eliminazione di quei contributi alle imprese che si sono rivelati improduttivi, sarebbe la cosa più urgente da attuare. Occorre dar fiato alle aziende e questa manovra può significare una crescita del PIL dell’1% . Nel contempo, in attesa di una vera riforma del lavoro, che comunque richiederà parecchi mesi, penso che l’ampliamento e la semplificazione della attuale normativa sui buoni lavoro può rappresentare un’ottima occasione di accesso al lavoro per milioni di giovani. Il sistema dei buoni lavoro per gli impieghi accessori o occasionali non prevede complesse pratiche burocratiche, ha un basso cuneo fiscale, ben si adatta a quella flessibilità richiesta da settori quali il commercio e il turismo, senza contare che rappresenta un modo concreto di combattere il lavoro nero.
D. Lei ha presentato con Renato Balduzzi una proposta sulla riforma della legge elettorale. Cosa pensa dell’Italicum, riforma frutto dell’intesa tra Renzi e Berlusconi?
R. L’Italicum risponde in generale agli obiettivi già da me e Balduzzi individuati come prioritari nella nostra proposta di riforma del sistema elettorale: rappresentanza e governabilità. Sul primo punto, avrei preferito i collegi uninominali: ritengo, tuttavia, che i collegi di dimensioni limitate, con liste di pochi candidati, possa esser un ragionevole compromesso. Sul secondo punto, penso che il doppio turno di coalizione sia una buona soluzione per garantire una chiara maggioranza di governo all’indomani delle elezioni. Ritengo, tuttavia, che la soglia del 37% di voti per ottenere il premio di maggioranza sia una soglia ancora troppo bassa.
D. Nel corso di un convegno organizzato recentemente da Scelta Civica a Torino ha affermato ‘devo confessarvi che interagire con la politica è più difficile di quanto pensassi’ parlando di una ‘sorta di impenetrabilità della politica per chi non si è formato al suo interno’. Ci dica invece cosa ha imparato dalla politica?
D. In positivo, la politica ha temprato la mia ostinazione nel voler realizzare degli obiettivi in un contesto caratterizzato da lungaggini e rallentamenti: ho imparato l’arte della pazienza che non si arrende e quella della mediazione. In negativo, ho dovuto constatare che, purtroppo, gli interessi personali spesso prevalgono su quelli dell’elettorato.
D. Da imprenditore di successo dica cosa più l’ha stupita della vita in Parlamento. E nel caso cosa è cambiato nella sua prospettiva dopo aver cambiato il punto di osservazione (dall’azienda alla politica)
R. Ciò che più mi ha stupito è quanto la politica sia una sorta di mondo a sé stante, caratterizzato da linguaggi e rituali suoi propri, che richiedono un vero e proprio percorso di apprendimento. Come imprenditore, ritengo che la politica dovrebbe esser più permeabile a contributi esterni, più disponibile a comprendere il contributo positivo, anche in termini di approccio, cultura e atteggiamento, che può venire da settori quali appunto quello dell’imprenditoria.
D. Se Scelta Civica dovesse scegliere senza vie intermedie di aderire ad una coalizione guidata da Renzi o da Berlusconi e la scelta dipendesse solo da lei a chi preferirebbe unirsi?
R. Berlusconi lo abbiamo già sperimentato. Darei quindi una chance a Renzi.
Giuseppe Spadaro