Lo stop di Angelino Alfano che chiede tempo per realizzare un accordo non sembra preoccupare più di tanto il futuro premier Matteo Renzi. Il sindaco, ancora per poco, di Firenze ha bollato le parole del leader del Ncd come un “naturale passaggio del negoziato”. Di certo non si farà intimidire: “Sono solo delle resistenze di paura. Paura che parta davvero la rivoluzione — confida agli amici — ma la rivoluzione partirà”. Le trattative, però, non dovranno dilatarsi, altrimenti, è l’avviso di Renzi, “si andrà direttamente al voto”. Lui, il segretario del Pd, continua a lavorare a Palazzo Vecchio per stilare la lista dei ministri. La rosa dei nomi è ampia. Bisognerà lavorare di fioretto per arrivare ad un elenco da presentare lunedì a Giorgio Napolitano. Sarà allora che per Renzi comincerà la vera sfida. Una sfida piena di ostacoli, come spiega uno dei ministri in procinto di lasciare, Fabrizio Saccomanni. “Credo che la continuazione delle cose fatte sia importante, e si può cercare di accelerare il passo. Ma attenti: quando si cambia il passo il primo effetto è che ci si ferma pensando a quale passo bisogna assumere”. Ed è sulla tempistica che si lavora in questi giorni frenetici. Il Colle ha chiesto tempo e Renzi si deve adeguare e aspettare ancora qualche giorno come conferma la renziana Maria Elena Boschi, responsabile Riforme del Pd (in pole per diventare ministro): “Attendiamo il Colle, non ci sono stati chiesti tempi particolarmente accelerati: prenderemo qualche giorno”. Giorni che serviranno a sondare le intenzioni delle forze politiche. Perché non a tutti è piaciuta la sortita del rottamatore. Tra questi la Lega Nord che oggi ha protestato davanti a Palazzo Vecchio. “L’Italia e la Toscana non sono succursali di Roma, nè proprietà del Pd e di Renzi. La Lega non ci sta!” ha dichiarato in una nota il segretario del Carroccio Matteo Salvini. E il consigliere politico di Berlusconi, Giovanni Toti, rincara la dose: “Mi pare che un poco fatichi Renzi a fare questa squadra di governo. Lo dico senza animosità, Renzi ha cambiato il Pd, pensiamo che possa fare delle scelte serie. Certo, il suo non è un buon inizio rispetto alle parole date al Paese visto che le primarie si sono trasformate in un’investitura per andare a palazzo Chigi”.
Renzi al Quirinale domani alle 10.30 – Nascita del nuovo governo, Giorgio Napolitano ha convocato Matteo Renzi al Quirinale per domani mattina alle 10.30.