La Sicilia, terra da sempre sfruttata e mai ribellatasi, ora pare abbia cambiato rotta.
Una “rivoluzione” antica che parte, come tutte le rivoluzioni, dal basso. Il “Movimento dei forconi” ha utilizzato l’antico strumento delle campagne per rifarsi ai vespri siciliani, ai contadini,ai pescatori, ai mezzadri che, stanchi dei soprusi di uno Stato centrale che, da sempre utilizzava la Sicilia come mero serbatoio di grano e di soldi, si ribellarono costringendo a far intervenire l’esercito borbonico per una repressione che non avrà pari. Solo con Cavour si riproporranno sconcezze simili.
[ad]Ma il neonato movimento non ha nulla a che vedere con i loro presunti antenati. Nato,dicono, spontaneamente per cercare di far capire, ancora una volta, allo Stato che la Sicilia è stanca di soprusi ed angherie. Questo è, in parte, vero. La Sicilia, troppo spesso è stata usata sempre per fini non attinenti alle sue problematiche. Serbatoio di voti, serbatoio di prodotti agroalimentare, esclusa sempre da accordi commerciali con Paesi del mediterraneo che danneggiano sistematicamente la sua economia (pensiamo agli accordi con Libia, Spagna e Marocco che permettono loro di importare frutta e verdura a prezzi stracciati ponendo le basi per una distruzione sistematica del comparto agroalimentare siciliano solo per permettere,ad aziende prevalentemente del Nord Italia, di costruire infrastrutture in quei Paesi).
Era normale che qualcuno si ribellasse a questo status quo. Ed era normale che i primi a farlo fossero coloro che sono stati più colpiti dalla crisi e dall’aumento dei prezzi. Autotrasportatori, pescatori e contadini hanno in comune molte cose: compiono dei mestieri usuranti, essenziali per il nostro Paese (il 90% dei prodotti in Italia viene trasportato su gomma) e combattono tutti i giorni con il prezzo della benzina. Un contadino, dopo otto ore di aratura, consuma circa 400 litri di gasolio per il suo trattore.
Questi i motivi che hanno spinto, gran parte degli appartenenti a queste categorie, a protestare. Ma da chi è partita la protesta?
Il suo leader Mariano Ferro, è stato un ex politicante in quota MPA, il movimento secessionista dell’attuale presidente della Regione Sicilia Raffaele Lombardo. Questo intreccio è giusto ribadirlo. In Italia, nulla è apolitico. C’è sempre un substrato che, prima o poi, viene fuori.
All’inizio il movimento era guardato con molta simpatia dai siciliani, quasi che ognuno di noi vedesse in quei manifestanti una parte di se. Molto spesso si sono sentite per strada frasi del tipo: “Finalmente la Sicilia reagisce”, oppure “Questo è solo l’inizio, metteremo a fuoco l’Italia”. Ma ben presto questa spinta popolare ha subito un brusco arresto. Le rivelazioni che Forza Nuova facesse parte del movimento hanno bloccato i più moderati. Il fatto che tutti i responsabili del Movimento nelle varie regioni d’Italia provenisse dal partito di Fiore e Morsello ha tolto ogni dubbio. Poi, dopo FN è venuto fuori anche il MPA. Ma come mai questo coinvolgimento? Lombardo deve molto a queste categorie, soprattutto agli autotrasportatori. Durante la campagna elettorale per le regionali si sono visti, in tutte le città della Sicilia, enormi camion parcheggiati nei posti più visibili, tappezzati di manifesti di Lombardo o con i teloni creati ad hoc con il viso, e lo slogan, del futuro governatore.
E’ normale quindi che Lombardo qualche accordo, e qualche promessa, deve aver fatto. Ma quando si è accorto che i leader dei Forconi volevano anche la sua testa, per non aver rispettato gli impegni presi , ha deciso di scendere in piazza a fianco dei manifestanti.
Ma, il colpo più duro al Movimento, è arrivato da Confindustria Sicilia: il suo presidente, Ivan Lo Bello, primo presidente a decretare l’espulsione di un associato qualora fosse stato accertato che lo stesso pagasse, o avesse pagato, il pizzo, ha messo nero su bianco i suoi sospetti : “All’interno del Movimento dei Forconi c’è la mafia”. Una frase così semplice e così chiara che non lascia dubbio ad interpretazioni. Da subito i manifestanti e i simpatizzanti, anche sui social network, hanno gridato allo scandalo, al tentativo dei poteri forti di screditare una protesta spontanea nata dal basso, allo solita vecchia storia del ricco che vuole tenere sotto il tacco il povero. Ma non è così.
Lo Bello, prima di queste accuse, si è documentato, ha visto quello che accadeva in alcune cittadine dove la protesta era più forte e poi ha lanciato la “bomba”. Bomba che è stata raccolta dalla Procura della Repubblica di Palermo la quale ha deciso di indagare.
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[ad]Atti intimidatori (come quelli di obbligare a far chiudere i negozi dei commercianti per “rispetto” alla protesta), gomme dei camion tagliati a chi non voleva fermarsi, botte e bastonate a chi si trovava in disaccordo con la linea del Movimento, sono chiari segni di matrice mafiosa.
Ma la mafia che interesse ha ad entrare in un movimento che, da quel che appare, non ha alcun potere politico – economico? Con il governo tecnico le organizzazioni criminali hanno perso alcuni dei santi in paradiso su cui potevano. La mafia non è di destra o di sinistra: punta sul cavallo vincente e lo appoggia indipendentemente dal colore politico. Nessun governo in Italia è mai stato immune alle lusinghe del voto di scambio tranne, forse, i governi tecnici. Essi, proprio perché rivestono un ruolo a tempo determinato, non hanno, o non dovrebbero avere, alcun interesse ad ottenere favori e voti da chi questo appoggio può dare. Ed ecco quindi l’idea maestra: infiltrarsi nel Movimento dei Forconi per avere un forte potere di ricatto verso il governo tecnico: o ci ascoltate o l’Italia brucia.
Il passare dei giorni ha confermato il tutto: la protesta, dopo aver creato danni per oltre 500 milioni di euro in Sicilia, si è spostata in gran parte delle regioni del Paese, facendo si che tutti, ora come ora, subiscano i disagi subiti dai siciliani i primi giorni.
Cosa accadrà nessuno lo sa. Intanto,anche in altre parti d’Italia, si vede che gli atteggiamenti usati in Sicilia hanno fatto scuola: intimidazioni, camion circondati da auto e moto per obbligarli a fermarsi, botte, finestrini spaccati e molto altro.
Quel che non si riesce a sopportare è che, un Movimento nato, forse, da tanti siciliani scontenti, sia caduto in mano a politicanti di professione e, forse, a mafiosi.