L’Italia torna alla crescita, ma in giro per il globo tirano venti gelidi per la ripresa
Mercati in deciso recupero nel corso dell’ottava conclusasi lo scorso venerdì, nonostante dati macroeconomici misti. Come da attese l’Italia è finalmente uscita dalla recessione con una crescita su base trimestrale dello 0,1 per cento, sperando che la lettura preliminare sia confermata nelle prossime settimane; l’Europa, dal canto suo, fa registrare una crescita economica più forte del previsto ma non è il caso di cantare vittoria poiché per ora potrebbe trattarsi semplicemente di un rimbalzo statistico.
Come ha più volte rimarcato Mario Draghi negli ultimi mesi, la ripresa economica è ancora ad un livello di germoglio e resta molto fragile, per cui non bisogna abbassare la guardia e proseguire sulla strada delle riforme. Altrove nel mondo si comincia a vedere qualche segnale non troppo positivo: la settimana non è stata caratterizzata da ottimi dati provenienti dagli Stati Uniti, e solo in parte queste delusioni possono essere ascritte al meteo, che è stato poco favorevole.
In aggiunta, oltre ai problemi dei paesi emergenti, va segnalata la terribile lettura del prodotto interno lordo giapponese molto lontano dalle attese: dopo gli iniziali successi il programma economico ideato dal premier giapponese Shinzo Abe si è andato ad incagliare sullo scoglio dei salari, che non riescono a tenere il passo con la ritrovata inflazione, scombinando così i piani dell’esecutivo, il tutto in attesa del rialzo delle tasse sulle vendite in arrivo ad aprile, che rischia di deprimere ancora di più la crescita economica.
A tutto questo si aggiunge la situazione politica italiana, come sempre tutt’altro che ordinata e disciplinata: la staffetta fra Enrico Letta e Matteo Renzi non ha provocato scossoni sui mercati, ma ciò si deve principalmente al fatto che i mercati stessi siano anestetizzati dal bazooka di Mario Draghi. Rimanendo sui fatti, dopo 10 mesi di governo in cui non è successo praticamente nulla di buono dal lato delle riforme, anche a causa dei veti incrociati di una maggioranza frammentata, arriva un volto relativamente nuovo a Palazzo Chigi con modi di fare decisamente vecchi. Renzi dovrà avere a che fare con una la stessa maggioranza che sosteneva Letta, che, nonostante gli insulti incrociati, per via di un’operazione di marketing politico comprende parte dei berlusconiani, ovvero i maggiori responsabili delle mancate riforme degli ultimi anni, avendo governato per otto dei primi dieci anni del nuovo millennio. Auguri a Renzi, ne avrà bisogno, se, come pare, dovrà piegarsi alle richieste di piazzare al Ministero della Giustizia qualcuno gradito al pregiudicato Silvio Berlusconi, nonostante costui sia all’opposizione.
La settimana macroeconomica comincia con gli Stati Uniti che lunedì osservano la festività del Presidents’ day. Martedì verrà rilasciato l’indice ZEW che misura il sentiment degli investitori istituzionali tedeschi: la lettura dovrebbe confermare quella precedente, in abbondante territorio ottimista.
Mercoledì andranno in asta Bund tedeschi a 10 anni, mentre in serata dagli Stati Uniti arriveranno le minute dell ultima riunione del Comitato per la politica monetaria. Giovedì conosceremo gli indici dei direttori degli acquisti relativi al terziario, che dovrebbero attestarsi sopra la soglia dei 50 punti che separano la recessione dall’espansione per tutti i maggiori paesi con l’esclusione di Francia e Cina. I nuovi ordini al industria italiana dovrebbero calare su base mensile dello 0,5 per cento. Negli Stati Uniti i prezzi al consumo dovrebbero essere saliti dello 0,1 per cento su base mensile, mentre le nuove richieste di nuovi sussidi di disoccupazione dovrebbero attestarsi ancora intorno alle 335 mila unità. Le vendite di abitazioni esistenti negli Stati Uniti dovrebbero calare di 200 mila unità rispetto alla rilevazione precedente.