Eliminare la fame nell’arco della nostra vita: la mostra del WFD delle Nazioni Unite.
Era il 1962 quando, le Nazioni Unite, fondarono il Programma Alimentare Mondiale (WFP), la più grande organizzazione umanitaria al mondo che si occupa di assistenza alimentare per combattere la fame, finanziata esclusivamente su base volontaria. Collaborando con le altre agenzie Onu, l’Organizzazione per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO) e il Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo (IFAD), oltre che con i governi, con le altre agenzie delle Nazioni Unite e con le ONG, lo staff di WFP, composto da circa 12.000 persone, è riuscito a fornire assistenza alimentare ad oltre 90 milioni di persone in più di 70 Paesi nel mondo.
A ciò si è aggiunto, nel 2003, il programma lanciato dal presidente brasiliano Inacio Lula da Silva “Fome zero”, fame zero, focus sulla crisi alimentare dovuta all’aumento dei prezzi delle materie prime alimentari e causa di emergenza per centinaia di milioni di abitanti del pianeta. Tale programma, con un bilancio iniziale di 500 milioni di dollari, ha cercato di combattere la piaga della fame nelle regioni piú povere del Paese con dei veri e propri trasferimenti di denaro e con la distribuzione di cibo, andando di pari passo con l’obbligo di frequenza scolare: l’obiettivo, in gran parte raggiunto, ha sradicato la povertà estrema di 46 milioni di brasiliani, prevedendo anche lo sviluppo dell’agricoltura familiare con la quadruplicazione degli investimenti, passati da 1 a 4 milioni di dollari.
Ma, nonostante gli sforzi, le emergenze sparse per il mondo sono ancora tante: a raccontarcele ci pensa l’esposizione “Eliminare la fame dell’arco della nostra vita”, la mostra fotografica con entrata libera aperta da domani fino al 20 febbraio a Palazzo Ruspoli a Roma. L’evento, che si chiude a Roma dopo un lungo tour attraverso New York, Vienna e Ginevra, racconta in 39 scatti il lavoro umanitario e le mille emergenze del Sud del mondo cui quotidianamente lavorano tanto il Programma Alimentare Mondiale (WFP) delle Nazioni Unite, quanto il Regno dell’Arabia Saudita, uno dei principali Paesi donatori dell’agenzia ONU, organizzatori entrambi della mostra.