C’è sempre un movimento armato al quale fare la guerra nelle regioni orientali del Congo. C’erano i guerriglieri di Laurent Nkunda, poi quelli di Bosco Ntaganda, cioè il Movimento M23 che, sulla carta, sarebbe stato sconfitto dalle Forze Armate della Repubblica Democratica del Congo. Certamente ne sorgerà un’altra, oppure si farà resuscitare una di queste formazioni.
Più a nord ci sono le Forze Democratiche Alleate, conosciute con la sigla Adf-Nalu. Questa formazione avrebbe una origine ugandese e al suo interno diversi miliziani di religione islamica, anche provenienti da altre regioni, e potrebbe contare su finanziamenti e armi provenienti da alcuni paesi arabi che di questi tempi stanno cercando di scuotere gli equilibri geo-politici di molte aree sensibili del pianeta. Non c’è nulla di definito, non ci sono prove ma secondo molti osservatori a muovere questa formazione guerrigliera sono le stesse lobby che hanno preso il controllo dell’Alleanza Seleka in Repubblica CentroAfricana.
Alcuni giorni fa un portavoce delle forze armate della Repubblica Democratica del Congo ha annunciato l’uccisione di almeno 230 miliziani di questa formazione. Molti sarebbero bambini e adolescenti sequestrati nelle scorrerie interne e negli attacchi a villaggi isolati e indifesi. Dal 2010 sarebbero almeno ottocento i civili rapiti in queste regioni.
Le Forze Armate Congolesi poi sono anche in guerra con un altra formazione che opera nelle regioni confinanti con Ruanda e Uganda, cioè la storica FDLR, Forze di Liberazione del Ruanda composta da miliziani di etnia Hutu che sono stati il pretesto per Kigali di interessarsi, anche direttamente, cioè con l’invio di truppe, degli affari interni del ricco Congo. A tutto questo ginepraio vanno aggiunti i gruppi Mayi Mayi, gruppi di guerriglieri locali la cui geografia è insondabile, che nascono con l’obiettivo iniziale di difendere i villaggi dalle incursioni guerrigliere. In realtà poi spesso diventano a loro volta formazioni armate che si muovono su logiche altre e che sono ampiamente manovrabili.
Infine non bisogna dimenticare che in queste regioni, o meglio in questa regione allargata, manovra anche uno storico movimento dal nome significativo. L’Esercito di Liberazione del Signore, un gruppo dall’armamentario ideologico surreale caratterizzato da una sorta di integralismo cristiano. Anche questo gruppo ha una origine ugandese ed era nato per rovesciare il regime di Kampala e costruire una nazione fondata sui principi della Bibbia, che avesse come sotituzione i dieci comandamenti.
Anche questo movimento si è macchiato di rapimenti e azioni sanguinarie tanto che il suo capo Joseph Kony e ricercato dalla Corte Penale Internazionale e, secondo voci che circolano nella regione, sarebbe rifugiato a Khartoum, protetto da un’altro ricercato dalla CPI, cioè il presidente sudanese Omar Al Bachir. Va detto, per chiudere, che questa regione è il vero forziere delle ricchezze africane e che non a caso i territori infestati da queste formazioni armate sono vicinissime a due paesi, Centrafrica e Sud Sudan, che in questo momento vivono una crisi dalla quale nessuno sa cosa uscirà. Insomma, non c’è ordine (e Pace) sotto i cieli africani.