La voce pare essere piuttosto fondata, visto che arriva da fonti vicine al Partito democratico. Il Presidente del Consiglio in pectore, Matteo Renzi, sembra intenzionato, una volta ottenuto l’incarico, a fare pressione sui gruppi parlamentari del Pd al fine di far decadere il decreto, peraltro in scadenza il prossimo 28 febbraio, sull’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti.
“Per noi – dicono i rumors – i decreti possono decadere tutti o quasi, a partire dal finanziamento pubblico. Su questo tema probabilmente ne faremo un altro. E lo faremo anche se sarà un problema per il Pd, che ha ancora una struttura costosa: Matteo Renzi è convinto che bisogna tagliare di più e fin dal 2014”.
Il timore del probabile futuro premier è che il decreto legge emanato dal governo Letta finisca impantanato nella burocrazia di Montecitorio. E non a torto, visto l’avviso a inizio mese della presidente della Camera Laura Boldrini secondo cui nelle aule parlamentari a febbraio si correva il rischio di un “imbuto” per i troppi decreti del governo Letta in scadenza. La crisi politica, con l’avvicendamento del premier, ha contribuito ad aggravare la situazione come conferma Francesco Sanna, deputato lettiano prestato al governo uscente come Consigliere per i rapporti politici e territoriali: “Con ogni probabilità – spiega – governo e capigruppo dovranno scegliere vista la difficoltà di approvarli tutti e cinque”.
I più maliziosi, però, insinuano che dietro possa esserci anche dell’altro: Pd e Forza Italia, i partiti maggiori che perderebbero i rimborsi se il decreto venisse convertito in legge, si ritroverebbero nei bilanci due “buchi” da 15 milioni circa ciascuno (assieme però ad una cassa integrazione agevolata per i dipendenti in esubero). Per questa ragione, forse, meglio far saltare il banco con la decadenza del decreto e poi riscriverne uno daccapo. Guadagnando mesi preziosi.