L’eliminazione di Napoli e Juventus dalla Champions League avrà sicuramente allietato una parte della cosiddetta schiera di “gufi” che popolano il tifo italiano. L’arte del “gufare” è piuttosto diffusa in Italia, tanto che qualche anno fa persino la RAI decise di ironizzarci su nella famosa trasmissione “Quelli che il calcio”, creando la squadra dell’”Atletico Van Goof”.
Il fenomeno ha chiare origini e motivazioni di tipo campanilistico, legate alla rivalità tra tifoserie. Tuttavia, in uno sport come il calcio odierno in cui sopravvivenza e competitività ad alti livelli sono strettamente legate alla capacità di generare introiti, sembra necessaria una riflessione sul tema. Nel far ciò, è indispensabile legare il tifo a due concetti chiave spesso sconosciuti o tralasciati dal supporter medio: il “ranking UEFA” ed il cosiddetto “market pool”.
Il primo è una classifica quinquennale di rendimento dei club europei nelle coppe continentali. Il Barcellona (attualmente in cima al ranking) nelle ultime cinque stagioni ha collezionato una Champions, tre semifinali ed in questa stagione ha vinto il proprio girone di qualificazione, ottenendo l’accesso agli ottavi di finale della medesima competizione. Discorso simile per il Bayern (attualmente 2° nel ranking), protagonista di ben 3 finali di Champions (di cui una vinta) negli ultimi 4 anni e mezzo, e così via.
Il “market pool” (che da qui in poi chiameremo semplicemente MP, facendo riferimento esclusivo al MP della Champions League) è invece una delle due voci che determinano gli introiti ricevuti dai club per la loro partecipazione alle competizioni internazionali (l’altra sono i “premi” garantiti ad ogni club per ogni vittoria, pareggio e passaggio del turno). Esso è legato agli introiti da diritti tv (rappresentandone circa il 50%) e varia per ogni nazione (per l’Italia è pari a circa 80 milioni annui per il triennio 2013-15 per la sola Champions). Questa voce si suddivide (in parti uguali) in due ulteriori “sotto-voci”, che possiamo chiamare “MP fisso” e “MP variabile”. Il primo si basa sul posizionamento nel campionato nazionale precedente (e vedrà quindi, per la stagione 2013-14, la Juventus campione d’Italia guadagnare più del Napoli e del Milan, giunti rispettivamente al secondo ed al terzo posto), mentre il secondo fa riferimento al numero di gare disputate nell’attuale competizione (e vedrà quindi il Milan, qualificato agli ottavi, incassare più di Juventus e Napoli eliminate ai gironi).
Chiarendo i concetti di “ranking” e “market pool”, è facile intuire i pro ed i contro del “gufare”. Se sul breve periodo può sembrare conveniente, nel medio-lungo i vantaggi potrebbero drasticamente assottigliarsi. L’eliminazione di una squadra della stessa nazione del proprio club riserva allo stesso nell’immediato una maggiore quota del cosiddetto “MP variabile”. Tuttavia, ciò porta due grosse controindicazioni sul medio-lungo termine.
La prima riguarda il ranking: nel caso specifico della Champions League 2013-14, prestazioni scadenti di Juventus e Napoli possono far felici i tifosi del Milan (sia per un motivo campanilistico che per una maggiore fetta di MP variabile incassato dai rossoneri) ma danneggiano sia il ranking delle squadre eliminate (aumentandone le probabilità di capitare, in futuro, in gironi di qualificazione “di ferro”) che quello dell’Italia (che si basa sulla media dei risultati nelle coppe dei club italiani). Ciò si ripercuote sul numero di posti disponibili in futuro nelle coppe europee per i club italiani. Lo scarso rendimento degli ultimi anni ha già prodotto una diminuzione (da 7 a 6 posti totali, da 4 a 3 posti in Champions League), a vantaggio del calcio tedesco in forte ascesa. Un’ulteriore diminuzione futura implicherebbe una sempre più agguerrita lotta in campionato per quei pochi posti disponibili nelle coppe, che garantiscono un introito (che, se per grandi club come Milan e Juventus, sfiora il 15-20% dell’intero fatturato, per squadre più piccole come il Napoli può arrivare addirittura ad oltre 1/4 dei ricavi totali) assolutamente vitale per mantenere un equilibrio economico finanziario e restare competitivi sia in Italia che all’estero.
Inoltre, eventuali oscillazioni nel ranking nazionale producono un ulteriore impatto economico nel medio termine. La rinegoziazione periodica del MP risentirà inevitabilmente della salute del ranking. Per il triennio 2015-18 il pericolo sembra ormai alle spalle, vista la cifra record di 700 milioni (circa 230 all’anno) con cui Mediaset si è appena assicurata i diritti tv della Champions. Ciò dovrebbe garantire un aumento del MP annuo di circa 30 milioni rispetto agli attuali 80. Tuttavia, se i club italiani dovessero continuare a dimostrarsi poco competitivi sul campo, tale cifra dal 2018 potrebbe ridursi.
In conclusione, alla luce anche delle imminenti gare ad eliminazione diretta di Champions ed Europa League, forse sarebbe meglio ricordare le parole del teologo statunitense James Freeman Clarke che, in ben altri ambiti, sentenziò: “un politico guarda alle prossime elezioni, uno statista alle prossime generazioni; un politico cerca il successo del proprio partito, uno statista quello del proprio Paese”. Che sia la stessa differenza che passa tra “gufare” e “non gufare”?