L’Europa dell’austerità e dei vincoli si fa nuovamente sentire col governo italiano di turno, reo di amministrare una situazione economica delicatissima: debito pubblico elevatissimo (superati i 2.000 miliardi di euro) e scarsa competitività su tutto. E sebbene il governo Renzi non si sia ancora formato, dal commissario europeo per gli Affari Economici, Olli Rehn, arriva il monito di non oltrepassare il vincolo del 3% di deficit.
“L’Italia continuerà a rispettare i Trattati, che comprendono anche quello di stabilità e crescita”. E comunque “Bruxelles monitorerà”. A dichiararlo sempre il membro della Commissione Europea a cui sono arrivate voci di ri-negoziazione del vincolo del 3% da parte del premier incaricato. “L’Italia è un Paese profondamente europeista – dice Rehn – e confido che continuerà a rispettare i Trattati che comprendono anche quello di stabilità e crescita”. Nessuna eccezione quindi. Ma non è detto che, in qualche modo, l’Ue non sia più accomodante nei confronti del Belpaese. Di fatto il periodo della sola austerità si è concluso: proprio Bruxelles ha concesso a Francia ed Olanda due anni in più per poter arrivare alla riduzione del debito che l’Ue stessa desidera.
Ma il nodo resta sempre l’elevatissimo debito pubblico italiano. Troppo alto. Addirittura superiore a quello greco. Per Rehn, il nuovo governo “deve ridurre il debito molto alto”. E’ questo l’obiettivo principe. Perché il deficit è già sotto il 3%, ma quanto al debito la situazione è drammatica. Servono riduzioni di spesa: ma il fondamentale lavoro di ‘mister forbici’ Carlo Cottarelli, Commissario straordinario del governo Letta per la spending review, adesso passerà nelle mani del nuovo esecutivo. Chiude Rehn sostenendo come non solo i tagli siano fondamentali, “ancora più importante è sbloccare il formidabile potenziale di crescita e di dinamismo e innovazione delle imprese”. Riacquistare competitività per la crescita e per il lavoro. Intanto lo spread tra Btp e Bund torna sotto la soglia del 190 punti base (189,8) per la prima volta dal 30 giugno del 2011. Il rendimento del 10 anni italiano è al 3,56%.
Daniele Errera