ONU contro Corea del Nord: “Centinaia di migliaia di morti nei campi di prigionia”
È stato diffuso, a Ginevra, un rapporto sconcertante sulle presunte terribili violazioni dei diritti umani commesse dal regime di Pyongyang: negli ultimi 50 anni, nei campi di prigionia nordcoreani, sarebbero stati commessi crimini contro l’umanità, centinaia di migliaia di detenuti sarebbero stati torturati e infine uccisi, tra atroci sofferenze.
Il giudice australiano in pensione Micheal Kirby, la serba Sonja Biserko e l’indonesiano Marzuki Darusman hanno cominciato la raccolta dei dati – dopo l’approvazione del rapporto con apposita risoluzione delle Nazioni Unite – il 21 Marzo 2013: hanno intervistato 80 testimoni, durante 4 udienze pubbliche tenute a Seul, Tokyo, Londra e Washington, realizzando 240 interviste confidenziali con vittime e testimoni (guardiani, ex detenuti etc.) in condizioni di estrema riservatezza, per non mettere a rischio l’incolumità di familiari e conoscenti rimasti in patria.
Nonostante il dittatore Kim Jong-Un avesse rifiutato di far entrare in Corea del Nord la delegazione ONU, la presenza dei campi sarebbe testimoniata, oltre che dall’esperienza diretta delle persone ascoltate, anche da immagini satellitari: al momento nei 4 maggiori campi di prigionia Nordcoreani sarebbero rinchiusi dagli 80 ai 120mila prigionieri politici.
Nelle 400 pagine del rapporto sui campi di prigionia-lavoro, chiamati “kwanliso”, non mancano i racconti agghiaccianti: una donna racconta di aver dato alla luce un bambino tra mille peripezie e una volta scoperta di essere stata costretta ad annegarlo con le proprie mani, un’altra racconta di essere stata trovata, insieme a un’altra detenuta, a mangiare erba durante i lavori forzati – tanta era la fame – e quindi essere stata obbligata a mangiare della terra (l’altra detenuta morì proprio a causa di questa odiosa tortura).
E poi continui pestaggi e violenze sessuali, oltre a ogni genere di tortura, infanticidi, aborti provocati, esecuzioni, una durissima e deliberata “politica” della fame: c’è tutto questo nel rapporto, documentato per filo e per segno. Il regime di Kim Jong-Un, dal canto proprio, si è limitato a smentire accusando le “forze nemiche”, cioè Stati Uniti, Europa e Giappone, di aver fornito false statistiche e informazioni.
Adesso i componenti della commissione invocano il deferimento della Corea del Nord alla Corte Penale Internazionale o l’istituzione di un tribunale ad hoc per giudicare il regime di Kim Jon-Un sulle “gravi, reiterate e sistematiche violazioni dei diritti umani”: non sembra che la loro richiesta potrà avere un seguito però, per essere approvata c’è bisogno del voto del Consiglio di Sicurezza di cui fa parte anche Pechino, che non esiterebbe a porre il veto per proteggere il suo storico alleato Nordcoreano.