Youtube batte Telecinco in Spagna. E in Italia?
In gergo calcistico si definirebbe una sonora sconfitta quella nella quale è incorsa Telecinco, l’emittente spagnola del gruppo Mediaset, davanti ai Giudici della Corte di Appello di Madrid ai quali si era rivolta contestando la precedente decisione del Tribunale che, nel febbraio del 2008, aveva egualmente respinto tutte le domande proposte dalla tv commerciale contro la piattaforma di Big G.
Con una bella sentenza dello scorso 27 gennaio i giudici spagnoli chiariscono in termini perentori, tali da non lasciare spazio ad alcun equivoco o ambiguità, che YouTube non è un broadcaster e non è neppure un cosiddetto “hosting provider attivo”, ovvero un soggetto che pur ospitando contenuti prodotti e pubblicati da terzi, assume poi una responsabilità di tipo “para-editoriale” su tali contenuti.
Il fatto che il gestore di una piattaforma User generated content si preoccupi di concludere contratti con le società di gestione collettiva dei diritti d’autore in relazione ai contenuti pubblicati dagli utenti o si faccia rilasciare da questi ultimi una licenza per l’utilizzazione di tali contenuti, infatti, secondo i giudici di Madrid non basta a fare del gestore qualcosa di diverso da un hosting provider.
Egualmente, secondo la Corte d’Appello di Madrid, un Internet service provider non può perdere la natura di fornitore di servizi di hosting solo perché impone ai propri utenti delle condizioni generali di uso della piattaforma o perché svolge un’attività di organizzazione editoriale dei contenuti pubblicati online.
Se, dunque, Youtube non è né un content provider né un Internet service provider attivo ma un semplice hosting provider, non c’è nessun dubbio – ed i Giudici di Madrid lo mettono nero su bianco senza alcuna esitazione – che YouTube possa essere considerato responsabile di una violazione degli altrui diritti d’autore solo laddove informato, in modo puntuale (cioè da una segnalazione completa dell’Url da rimuovere, ndr) del carattere illecito della pubblicazione di un video, non si attivi per la sua rimozione.
Nessuna segnalazione generica né altro genere di contestazione circa la illiceità della pubblicazione di taluni contenuti online, fa scattare, nel gestore di una piattaforma User Generated content, un obbligo di verifica e eventuale rimozione di un contenuto o, peggio ancora, la sua responsabilità per violazione del diritto d’autore, nell’ipotesi in cui non dia corso alla richiesta rimozione.
Quella della Corte d’Appello di Madrid è una decisione che ha riflessi importanti nel nostro Paese perché arriva proprio mentre il Tribunale di Roma sta per pronunziarsi nel giudizio – sostanzialmente gemello – promosso da RTI contro Youtube ed alla vigilia dell’entrata in vigore dell’ormai famoso regolamento Agcom sul diritto d’autore online.
Nella causa pendente dinanzi al Tribunale di Roma, RTI ha chiesto la condanna di YouTube al risarcimento di centinaia di milioni di euro a fronte del danno che le avrebbe provocato consentendo la pubblicazione di alcune migliaia di spezzoni – da pochi minuti ciascuno – di proprie trasmissioni televisive.
Come finirà il giudizio in Italia? I giudici di Roma decideranno come quelli di Madrid?
La vicenda spagnola, inoltre, conferma, una volta di più, quanto sia complesso decidere e risolvere controversie in materia di diritto d’autore e fa apparire, ancora una volta, inopportuna e semplicistica l’idea di Agcom di amministrare giustizia in questa materia attraverso procedimenti sommari.
Come potranno i “giudici” dell’Autorità decidere in una manciata di settimane questioni alle quali, in Spagna come in Italia, giudici ordinari e specializzati dedicano anni?