Paolo Barnard boccia con un un post su facebook il neo premier Matteo Renzi. Per il giornalista l’ex sindaco no ha alcun vero potere, il potere è a Bruxelles
Ci va giù pesante Paolo Barnard sul nuovo primo ministro, Matteo Renzi. Non è ancora infatti arrivato a comporre quello che sarà il prossimo esecutivo, il terzo dal novembre del 2011 a salire a Palazzo Chigi senza l’esito del voto, che il giornalista esperto di discipline economico-finanziarie giudica il macchiavellico Renzi già come sostanzialmente ‘finito’,’caduco’ e la ragione è presto data; a determinare il fallimento del prossimo futuro premier non saranno secondo il giornalista (sebbene non sia affatto tenero con l’ex sindaco di Firenze) i suoi demeriti o incapacità gestionali, ma a ben vedere il suo destino sarebbe già segnato dall’ineluttabilità della crisi della zonaeuro, da quel ‘trita carne’ che è la Legge di Stabilità, che obbliga, com’è noto a tutti, al rispetto assoluto del rapporto debito-Pil alla famigerata soglia del 3% ( e dal prossimo anno si dovrà anche aggiungere il Fiscal Compact che obbligherà l’Italia per i prossimi vent’anni a trovare risorse da 50 miliardi ogni anno). Così infatti esordisce il giornalista in un suo post su Facebook pubblicato nella tarda serata di ieri:” Tragica cosa per le persone di questo Paese, non per sto egocentrico servo della finanza europea. Renzi fallirà come un cretino qualsiasi. Perché neppure può provarci. Non sto provocando, è che la sua è una missione impossibile. Se non fosse sto pupazzo pompato che è, se conoscesse l’Eurozona e la macroeconomia, non si sarebbe cacciato in questo pasticcio.” E poi aggiunge, forse già conoscendo il contenuto dello ‘scherzetto’ al neo premier orchestratto dalla nota trasmissione radiofonica di Giuseppe Cruciani, La Zanzara, che stando alle ‘ignare’ dichiarazioni dell’ex ministro Fabrizio Barca rilasciate ad un uomo che lui credeva fosse il Presidente di Regione Puglia Vendola, ‘inchioda’ Renzi a rapporti di sudditanza con i grandi poteri della finanza che rispondono al nome di De Benedetti;”e badate che sto dicendo che pure i suoi padroni speculatori ci smeneranno il muso, perché sto gioco di creare una moneta unica per distruggere mezza Europa e fare un gran banchetto si è già ritorto contro chi l’ha pensato. Gli speculatori ci hanno fatto un po’ di fortune per pochi anni, ma sta finendo”.
Ora senza dover fare della ‘dietrologia’, ( d’altronde che il mondo economico-finanziario, lo sviluppo, e quale sviluppo, quello sociale, così come quello tecnologico, i prodotti distribuiti nei mercati,ec, ec, facciano capo a grandi, grandissime, organizzazioni internazionali, più o meno trasparenti, più o meno conosciute, che tengono interessi più o meno ‘privati,come Bindelberg, Moody’s, o la Vedrò dell’ex premier Enrico Letta, ora ‘soppressa’, non si scopre certamente oggi) ciò che sostanzialmente contesta Barnard è l’insensatezza di ogni misura che l’ex sindaco potrà adottare, essendo queste vincolate, e soverchiate, da poteri più forti, qual è quello di Bruxelles:
”Per prima cosa Renzi si ritrova senza sovranità monetaria, quindi senza nessuna delle leve economiche fondamentali di cui deve godere un governo degno di questo nome, e di cui godono gli USA, la GB, la Svezia o il Giappone. Non ha una Banca Centrale che possa controllare inflazione, prezzo del denaro, tassi d’interesse, né monetizzare la spesa decisa dal Parlamento. Renzi non possiede una moneta, e deve usare gli euro, da restituire con tassi non decisi da lui ai mercati di capitali internazionali. Dovrà dunque tassarci a morte sempre, per fare quanto appena detto. Dovrà quindi mentire all’Italia fingendo col gioco delle tre carte di spostare fondi e investimenti essenziali (lavoro, infrastrutture, crescita…) da qui a lì, per poi rimangiarseli tutti con gli interessi”.
Insomma, stando alle ragioni appena accennate, il destino di Renzi agli occhi del giornalista è già segnato, non avendo l’ex sindaco alcun vero margine di manovra, né alcuno strumento, che in quanto tale potrà recare alla stagnante economia italiana lo scossone di cui ha tanto bisogno: ”Renzi si ritrova con un’economia che si è contratta del 18% dalla fine degli anni ’90. Per riportarci a quel livello di vita, dovrebbe riuscire a far crescere l’Italia del 20%. No, calma, visto che oggi cresciamo dello 0,1% se va bene…. Il 20% fa ridere. Renzi non è Roosevelt e non ha la sua testa. “
Un giudizio, dunque, quello del noto giornalista economico, ospite spesso in programmi televisivi di successo come La Gabbia di Paragone o Servizio Pubblico di Michele Santoro, molto severo, in linea tuttavia con quello di altri sapienti delle discipline economico-finanziarie, come Luigi Zingales, docente di economia presso l’Università di Chicago e firma del Sole24Ore, che già in tempi non sospetti, quando Renzi ancora sedeva comodamente sulla poltrona del sindaco della città del Davide, avvertì su quelle che a ben vedere sarebbero state le vere trappole che l’ascesa del rampante fiorentino avrebbe incontrato nel suo percorso, l’inflessibilità delle regole dei burocrati dell’euro.“Se il processo di rottamazione s’interrompe adesso, in nome della stabilità del governo, ogni sforzo sarà stato vano. In Italia ci si trastulla con i presunti problemi risolti, ma nulla di sostanziale è cambiato negli ultimi mesi“spiegava Zingales circa due mesi fa, a dicembre, per i lettori del Sole. Insomma, il noto economista sintetizzava il suo pensiero secondo tale assioma,”Renzi rottami la stabilità, o sarà lui ad essere rottamato”. Staremo a vedere, ma la strada del neo eletto premier si fa dura.
Marco Caffarello