Conclusa la prima riunione di maggioranza tra i gruppi parlamentari che appoggeranno il nuovo governo guidato da Matteo Renzi. Tuttavia sembra che dalla riunione non si sia uscito con un accordo concreto e fattibile, in particolare per dei paletti e delle perplessità espresse dai gruppi parlamentare del Nuovo Centro Destra. Ma Renzi in serata si mostra ottimista.”Entro poche ore chiudiamo tutto“, riferendosi alla squadra dei ministri del suo governo, che dovrebbe presentare sabato, per poi affrontare l’Aula di Montecitorio e Palazzo Madama per la fiducia.
La maggioranza, che non è cambiata nella staffetta Letta-Renzi, non sembra essere compatta come Renzi vorrebbe. Alla riunione di maggioranza di questa mattina, a cui hanno partecipato le delegazioni dei gruppi parlamentari che appoggiano il governo si è usciti con un mezzo accordo, accordo che desta numerose perplessità soprattutto tra gli uomini di Angelino Alfano. Il nervosismo è palpabile, ed è facilmente rilevabile sia dalle parole di Pino Pisicchio di Centro Democratico, che dice che è “necessario rivedersi”, mentre Lorenzo Dellai, dice che “ci sono ancora cose da chiarire”. Le parole più dure però arrivano da Renato Schifani, presidente di Nuovo Centro Destra, che racconta che gli sono state esposte “le priorità del premier incaricato”. “E’ stata una riunione proficua ma non può essere definitiva”, conclude Schifani.
Durante la riunione le difficoltà sono state evidenziate da Maurizio Sacconi, delegato del Nuovo Centro Destra, che con un tweet descrive una situazione di difficoltà per la stesura del programma di governo. Voci di corridoio raccontano di una riunione dura, in cui a più riprese Nuovo Centro Destra ha battuto i pugni sul tavolo. Il pomo della discordia è diviso in più parti: economia, giustizia e riforme costituzionali. Sul piano della scelta dei ministri NCD ha posto dei veti sui ministeri dell’Economia e della Giustizia. Sul primo Alfano ha detto che non accetterà in nessun modo un ministro che crede di uscire dalla crisi con un aumento della tassazione. “Non appoggeremo un governo – dice Alfano – che crede che lo sviluppo nasca dall’aumento delle tasse”. No netto anche per la patrimoniale, che resta uno dei punti su cui si basa la fiducia e l’appoggio al governo. “La vera priorità di questo momento è la riduzione delle tasse”, conclude Alfano. Come guardasigilli Alfano, pur non designando un nome per il nuovo esecutivo, avvisa Renzi che non vuole assolutamente un “ministro giustizialista”, auspicando al contempo una riforma della giustizia veloce e che renda il sistema giudiziario italiano più efficiente e rapido. Ultimo punto è la questione delle riforme costituzionali. Il leader di NCD ha messo paletti chiari per le attività di riforma costituzionali, cioè quelle di licenziare la legge elettorale solo al termine della riforma generale degli organi costituzionali. La paura di Alfano è che il governo corri verso l’approvazione della riforma della legge elettorale per poi sciogliere le camere e andare ad elezioni, il tutto senza finire l’iter per le riforme costituzionali. Rassicurazioni per NCD arrivano dal braccio destro di Renzi, Graziano Delrio il quale dice che “con NCD troveremo la sintesi per fare insieme le riforme”.
Ci sono molte criticità nel programma di governo.
— Maurizio Sacconi (@MaurizioSacconi) 20 Febbraio 2014
Al summit di maggioranza hanno partecipato i nove gruppi parlamentari che appoggeranno il governo: PD, NCD, CD, SC, PI, UDC, PSI, più i gruppi delle minoranze linguistiche in Valle d’Aosta e Trentino. Al vertice, tuttavia, non ha partecipato il premier incaricato, il quale è restato nella sede del PD per stilare il patto di legislazione. Renzi conta di poter finire il lavoro entro sabato per sciogliere la riserva e presentarsi lunedì al Senato per chiedere la fiducia, calendarizzata per le ore 14:00.
Francesco Di Matteo