Tutto si può dire di Berlusconi, tranne che non sia ormai un politicante di lungo corso e un uomo dotato di grande intelligenza politico-mediatica. Perciò, ci scuseranno i lettori della doverosa premessa, sa come funzionano queste cose. Soprattutto quando si sta all’opposizione. Io do a te però, attento, voglio una contropartita (l’infinito e spesso abusato do ut des della politica nostrana). “Matteo, quando vuoi noi ci saremo sempre, di me ti puoi fidare” ha detto il Cavaliere all’ex boy scout che lo ascoltava dall’alto della sua nuova e morbida poltrona di Palazzo Chigi.
Il cinismo e la cultura politica del decaduto non ci permettono però di tralasciare questo semplice passaggio logico: cosa avrà chiestoBerlusconi in cambio dell’appoggio esterno per fare le riforme stabilite? Che si saranno mai detti, Renzi e Berlusconi, nei sette minuti in cui hanno reclamato una conversazione a quattr’occhi a discapito dei presenti (Delrio, Guerini, Brunetta e Romani)? Pressioni sul Tribunale di Milano e di Napoli in vista dell’Appello del processo Ruby e del processo sulla compravendita di senatori? Impensabile. Garanzie per Mediaset? Probabile.
Il diktat è uno solo: rottama quel che vuoi ma non la mia azienda. Eppure, Mediaset, sembra risentire meno di molte altre imprese della crisi economica che peraltro Berlusconi disconosceva fino a ieri (“i ristoranti sono pieni e si fatica a prenotare un posto in aereo”). Negli ultimi anni, infatti, la risalita è stata esorbitante tanto che a Piazza Affari il Biscione rimane una delle poche azioni che mantengono il segno positivo. La parola ‘garanzia’, per noi che dietrologi non siamo, può avere molteplici significati. Ma politicamente, al momento della formazione di un governo da “tutti dentro” significa, gioco-forza, nominare un ministro gradito in alcuni punti chiave: le Telecomunicazioni (Antonio Catricalà è il favorito e molto apprezzato) e la Giustizia (girano molti nomi, quasi tutti, ça va sans dire, ostili al Cavaliere).
Se Renzi rispetterà i patti, le riforme di cui si parla da trent’anni si faranno. Senza paura. “Se ti dovessero mancare i voti anche per altri provvedimenti importanti, se questi del Nuovo centrodestra dovessero farsi da parte, potresti contare su di noi” è stata la promessa del Cavaliere e ormai i due si conoscono. Si fidano l’uno dell’altro per riaprire una bicamerale (quando mai è stata interrotta?) e diventare i nuovi padri costituenti (con buona pace di Einaudi e Calamandrei) : riforma del titolo V, abolizione del Senato e presidenzialismo. Ecco la nuova Costituzione a colpi di “pacificazione”.
Nonostante il clima, il Cavaliere non ha tuttavia “avvisato” Renzi: “Gli italiani sono con noi. Il 67% è con noi, apprezza la nostra opposizione responsabile“, avrebbe detto l’ex premier per caricare i suoi nell’auletta dei gruppi a Montecitorio. “I nostri sondaggi danno il Pd in calo e Forza Italia in crescita. Sono sereno vedo segnali positivi per noi, quando vado in giro le strade si bloccano”. Frasi che sembrano presagire un’imminente ritorno alle urne: “Prepariamoci alle europee, ma dobbiamo essere pronti anche per le politiche che dovrebbero arrivare tra un anno”, avrebbe detto, chiedendo di lavorare sui territori e coinvolgere le persone per contrastare l’astensionismo.