Durante gli ultimi mesi della sua amministrazione, il Presidente del Brasile Dilma Rouseff ha rilasciato numerose dichiarazioni pubbliche assai dure riguardo al programma di sorveglianza globale costruita dalla National Security Agency (NSA). Di recente la senatrice brasiliana Vanessa Grazziotin aveva nominato l’ex analista della NSA, Edward Snowden, per il premio Nobel per la pace del 2014 poiché le sue rivelazioni hanno contribuito alla creazione di “un mondo più stabile e pacifico”.
Dai documenti diffusi dallo stesso Snowden, risulta che il Brasile era il principale obiettivo del programma di sorveglianza della NSA in America Latina e ciò ha portato il governo brasiliano a ridefinire il proprio approccio alla governance della rete Internet. A tal proposito, in coincidenza con la visita di Roussef a Roma, ieri si è svolto un incontro presso la Sala del Mappamondo della Camera dei Deputati al quale hanno partecipato Carlos Alberto Afonso e Demi Getschko, membri del Comitê Gestor da Internet (CGI).
Composto da membri del governo, del settore imprenditoriale, del settore terziario e della comunità accademica, questo comitato costituisce un modello unico di governance di Internet poiché non prevede la gestione maggioritaria del governo. Infatti, il governo può indicare solo 9 dei 21 membri incaricati di garantire il totale accesso pubblico e universale alla rete Internet sotto qualsiasi condizione e la promozione dei diritti umani, in particolare i diritti di comunicazione e di libertà di espressione.
Il Brasile si offre, quindi, come esempio di come si possa consentire a tutti i portatori di interesse della rete a prendere parte al suo sviluppo in modo paritario. Nel frattempo, anche la Germania si è fatta avanti a tal proposito: infatti, la Cancelliera della Germania Angela Merkel ha annunciato di recente l’ipotesi di creare una rete europea di Internet “isolandola” da quella mondiale, così da garantire una maggiore privacy e sicurezza delle comunicazioni europee escludendo gli statunitensi, e non solo loro.